One Caucasus Festival: la musica come ponte tra terre in conflitto

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In questa nuova avventura, ci immergiamo in una terra sospesa tra due mari e due continenti, dove la musica diventa un linguaggio universale, capace di oltrepassare confini e divisioni politiche, il Caucaso. Il cammino si intreccia con le melodie del One Caucasus Festival, un evento unico che celebra la pace e l’incontro tra culture, ora immortalato in un album speciale per il suo decimo anniversario. Il nostro viaggio ci conduce attraverso anche tra i sapori autentici di questa terra, scegliendo: il dolce Saperavi, simbolo della tradizione vinicola georgiana.

Durante la torrida estate del 2024, decisi di sfruttare le ferie prenotando un viaggio economico con un biglietto diretto per Erevan. Il Caucaso, una regione situata tra Europa e Asia, bagnata dal Mar Caspio e dal Mar Nero, è un crocevia di storie e popoli, composto da Armenia, Azerbaigian e Georgia

Questo territorio è unico, segnato da una straordinaria diversità culturale, etnica e religiosa, ma anche da una storia complessa e spesso tormentata. Come in ogni nostra avventura, iniziamo leggeri con un calice di vino per prepararci ad affrontare i racconti di queste terre.

Saperavi: l’anima millenaria della tradizione vinicola georgiana

In Georgia, non potevo non fare un’escursione nella regione del Kakheti, terra ricca di vigneti e celebre per la sua antica tradizione vinicola. Durante il tour, ho avuto l’opportunità di scoprire l’arte millenaria della produzione di questo elisir fruttato, che affonda le radici nella cultura georgiana. E che ho portato nella cantina di Vinyl Voyager.

Il Saperavi, un vino rosso intenso e simbolo della tradizione vinicola georgiana, incarna l’anima di un paese che, pur attraversando periodi di difficoltà, è riuscito a preservare la propria ricchezza storica e culturale.

La produzione di vino in Georgia ha radici antichissime, risalenti a oltre 8.000 anni fa, che rendono il paese uno dei luoghi di nascita della viticoltura. Questo patrimonio unico si esprime attraverso l’uso dei qvevri, grandi vasi di terracotta interrati che permettono al vino di fermentare e maturare in un ambiente naturale.

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I famosi Qvevri, tradizionali della regione Kakheti.

All’epoca la tradizione della pigiatura ( originariamente si faceva a piedi nudi) non era solo un lavoro, ma un’occasione di festa: i membri della famiglia e della comunità si riunivano per lavorare insieme, spesso accompagnati da canti tradizionali, musica e danze. 

I qvevri, iscritti al patrimonio culturale dell’UNESCO, conferiscono al vino georgiano un carattere distintivo: le note terrose, la complessità strutturale e un profilo aromatico che riflette il legame profondo tra il vino e la terra da cui proviene.

La vinificazione tradizionale georgiana si distingue anche per il metodo di fermentazione spontanea: le uve, raccolte manualmente, vengono pigiate e fermentano senza l’aggiunta di lieviti industriali, sfruttando quelli naturalmente presenti sulla buccia. 

Il contatto prolungato con bucce e vinaccioli – una pratica nota come macerazione – intensifica il colore, i tannini e la profondità del vino, dando vita a rossi corposi e longevi come il Saperavi1.

Oltre al Saperavi, apprezzato per i suoi aromi di frutti rossi, spezie e un finale persistente, la Georgia è celebre per le sue varietà autoctone bianche, come il Rkatsiteli e il Mtsvane. Questi vini, freschi e aromatici, completano un panorama vinicolo incredibilmente variegato. Nonostante molte cantine abbiano adottato tecniche moderne per soddisfare il mercato internazionale, il cuore della vinificazione georgiana rimane legato alle sue tradizioni.

Scoprire il Caucaso tra storia, tradizioni e ospitalità

Ora che ci siamo sistemati, sorseggiando con piacere i dolci sapori del Saperavi, possiamo iniziare ad immergerci nella ricca storia socio-politica del Caucaso. Ciò che rende i popoli del Caucaso così speciali è la loro incredibile disponibilità ad aiutarti, nonostante le difficoltà linguistiche. Come chi scrive, che non conosce il russo e ha cercato di cavarsela con l’inglese, ha scoperto che in questi paesi post-sovietici la lingua comune è spesso il russo, oltre alla lingua locale. 

Sorprendentemente, anche le applicazioni più comuni, come Google Maps, non sono sempre utili, poiché si utilizzano le versioni russe di molte app. Eppure, nonostante queste difficoltà, tra sorrisi e gesti,  l’accoglienza e la gentilezza delle persone del posto sono ciò che rende questo viaggio indimenticabile. 

Ora, con curiosità e voglia di imparare, scopriamo la storia affascinante di questi paesi.

Il Caucaso: dinamiche geopolitiche tra sfide e opportunità

Il Caucaso è una regione straordinariamente complessa, un crocevia storico tra Europa e Asia che incarna l’incontro tra culture, religioni ed etnie diverse, spesso in conflitto tra loro. Da sempre al centro delle ambizioni di grandi potenze per la sua posizione strategica e le sue risorse naturali, come petrolio e gas, il Caucaso è oggi un mosaico di tensioni geopolitiche, identità frammentate e alleanze fluide.

Storicamente, la regione è stata teatro di contese tra gli imperi persiano, ottomano e russo, lasciando in eredità un tessuto di divisioni etniche e religiose che il periodo sovietico ha ulteriormente complicato. L’Unione Sovietica, con le sue rigide politiche di controllo, aveva imposto confini che ignoravano le realtà locali, creando tensioni latenti che sono esplose con il crollo dell’URSS. Da quel momento, Armenia, Azerbaigian e Georgia hanno dovuto affrontare sfide legate alla costruzione della loro sovranità, in un contesto di conflitti interni e pressioni esterne.

Uno dei nodi più critici è rappresentato dal conflitto del Nagorno-Karabakh, una regione a maggioranza armena formalmente appartenente all’Azerbaigian. Dopo una sanguinosa guerra negli anni ’90 e un precario cessate il fuoco, il conflitto è riesploso nel 2020, culminando in una netta vittoria azera, sostenuta dalla Turchia. Questo ha evidenziato l’indebolimento della Russia, tradizionale alleata dell’Armenia, e ha scatenato un esodo massiccio della popolazione armena dalla regione. La questione rimane irrisolta, alimentando rancori e instabilità.

La Georgia affronta sfide altrettanto gravi. Due regioni separatiste, Abkhazia e Ossezia del Sud, sono de facto controllate dalla Russia, che ha consolidato la sua presenza militare dopo la guerra russo-georgiana del 2008. Questa situazione ha spinto la Georgia verso l’Occidente, con l’obiettivo di entrare nella NATO e nell’Unione Europea. Tuttavia, tali ambizioni rappresentano una fonte costante di tensione con Mosca2.

Nel Caucaso settentrionale, che fa parte della Federazione Russa, la situazione non è meno intricata. La Cecenia, devastata da due guerre negli anni ’90 e 2000, è oggi governata da Ramzan Kadyrov con un pugno di ferro, garantendo una fragile stabilità che nasconde tensioni profonde. Problemi di radicalismo islamico e spinte autonomiste continuano a minacciare l’area, rendendola un punto di vulnerabilità per Mosca.

A livello geopolitico, la regione è un campo di competizione tra attori globali e regionali: 

Il futuro del Caucaso appare incerto e fragile. I conflitti irrisolti, come quello del Nagorno-Karabakh o le questioni legate alle regioni separatiste in Georgia, rimangono potenziali detonatori di nuove crisi3

Tuttavia, ci sono segnali di speranza: le riforme democratiche in Armenia e Georgia, così come l’importanza crescente della regione come snodo energetico, potrebbero stimolare maggiore cooperazione e stabilità.

Le Proteste in Georgia del 2024

Nel maggio 2024, la Georgia è stata scossa da violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine a seguito dell’approvazione di una legge sugli “agenti stranieri”. Ispirata a una normativa russa, la legge obbligava le organizzazioni non governative (ONG) che ricevono finanziamenti esteri a registrarsi come “agenti stranieri”, suscitando preoccupazioni per la libertà di associazione e il rafforzamento dell’influenza russa nel paese:

Questi eventi hanno evidenziato le divisioni interne della Georgia, tra il desiderio di avvicinarsi all’Unione Europea e la crescente influenza russa. Le proteste hanno anche messo in luce le spaccature politiche e sociali del paese.

Scoprire il Caucaso tra Musica e Tradizioni al One Caucasus Festival

Bene, dopo avervi dato una breve panoramica del contesto, è giunto il momento di condividere il cuore del mio viaggio.

Arrivo a Erevan e prendo una Marshrutka (il tipico taxi collettivo dei paesi ex-sovietici) diretta verso Tserakvi, un villaggio nella regione di Kvemo Kartli, dove si tiene il One Caucasus Festival. Kvemo Kartli è una regione multiculturale, abitata non solo da georgiani, ma anche da armeni, azeri e altre minoranze etniche. Il One Caucasus Festival si propone come un ponte tra queste diverse identità, creando uno spazio di incontro e dialogo.

Questo evento, nato nel 2014, è uno dei principali esempi di come l’arte e la cultura possano contribuire a promuovere la pace e la cooperazione interculturale in una regione storicamente segnata dai conflitti. Il festival non è solo una rassegna musicale, ma una vera e propria celebrazione della diversità culturale. Nei giorni del festival, che durano solitamente tra i 3 e i 4 giorni, il villaggio si trasforma in un centro di scambio culturale. L’evento offre un’opportunità unica di incontro tra persone provenienti da tutto il mondo e dalle diverse comunità del Caucaso.

Oltre ai concerti, ci sono workshop e attività educative che permettono ai partecipanti di entrare in contatto con le tradizioni locali, come la danza armena, la tessitura dei tappeti azeri e la musica tradizionale georgiana. Ogni angolo del festival è un’opportunità per imparare, riflettere e dialogare, sia con la gente del posto che con altri partecipanti provenienti da tutto il mondo.

La musica è il cuore pulsante di questa fusione di culture e tradizioni. Artisti locali e internazionali si esibiscono su palchi all’aperto, e il repertorio musicale spazia dai suoni tradizionali del Caucaso a proposte più moderne e fusion, che mescolano generi diversi come jazz, reggae e musica elettronica.

Ma il One Caucasus Festival non è solo musica. È anche un’occasione per riflettere sui temi più importanti che riguardano il Caucaso, come la convivenza tra diverse comunità, la pace e la riconciliazione. 

I workshop e le tavole rotonde sono spazi di discussione in cui artisti, attivisti e pensatori locali e internazionali si confrontano su come l’arte possa diventare uno strumento per superare le divisioni storiche e culturali. 

Musica e attivismo all’One Caucasus Festival 2024

Il One Caucasus Festival si svolge in un contesto geopolitico complesso, caratterizzato da conflitti come la guerra del Nagorno-Karabakh, che ha coinvolto Armenia e Azerbaigian, influenzando le relazioni tra le nazioni del Caucaso. Nonostante queste difficoltà, il festival continua a promuovere la pace e la cooperazione interculturale, offrendo un’opportunità unica di dialogo attraverso la musica. Nel 2024, il festival ha visto la partecipazione di numerosi artisti provenienti da diverse parti del Caucaso, contribuendo a creare un’atmosfera di unione e comprensione reciproca.

Tra gli artisti che si sono esibiti, alcuni si sono distinti non solo per il loro talento musicale, ma anche per il loro impegno attivo in cause sociali e politiche. Ecco un approfondimento su di loro:

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Chveneburebi e Shaban Mamedov – Chveneburebi, il gruppo polifonico georgiano, conosciuto per le loro polifonie vocali e l’uso di strumenti tradizionali, mescolano elementi di world music, jazz e altri stili contemporanei. La band si impegna a preservare la tradizione musicale georgiana, creando un suono unico e coinvolgente. Collaborando con Shaban Mamedov, un musicista della regione multiculturale di Marneuli (Georgia), il gruppo ha sottolineato l’importanza del dialogo culturale in una regione spesso frammentata da tensioni etniche. Entrambi gli artisti sono sostenitori dell’inclusione e utilizzano la loro musica per unire comunità diverse7

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Maya Aziz – è una DJ, produttrice e cantante azera, conosciuta per il suo impegno nell’empowerment femminile nel mondo della musica elettronica, un settore tradizionalmente dominato dagli uomini. Oltre a suonare nei club più prestigiosi, organizza workshop per giovani donne interessate a diventare DJ, promuovendo una maggiore equità di genere nell’industria musicale. La sua musica unisce jazz, soul, R&B e musica world, con una voce potente e versatile che si fonde con melodie coinvolgenti. Le sue canzoni esplorano temi universali come l’amore e la diversità culturale, creando un suono emotivo e originale che mescola elementi moderni con tradizioni musicali profonde8.

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Pako Sarr – Pako Sarr, musicista senegalese residente in Polonia, è noto per il suo impegno contro il razzismo e per la promozione della diversità culturale in Europa. Utilizza concerti e attività educative per abbattere stereotipi e promuovere il dialogo interculturale. La sua musica fonde influenze della tradizione africana con sonorità moderne, spaziando dal jazz al soul, passando per la musica world e l’hip-hop. Con un forte accento sulla ritmica e la percussione, Pako Sarr affronta temi come la libertà, l’identità culturale e la resilienza, utilizzando strumenti africani tradizionali e elementi elettronici per creare un ponte tra passato e presente9.

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Ola Bilińska – è una musicista e attivista polacca, impegnata nella riscoperta del patrimonio musicale delle minoranze, in particolare delle comunità ebraiche, con il progetto “Berjozkele“, che recupera canti yiddish. Conosciuta per la sua fusione di indie e folk, la sua musica è caratterizzata da melodie delicate, atmosfere intime e testi poetici su temi come l’amore e la solitudine. La sua voce si fonde con arrangiamenti minimalisti, creando un impatto emotivo profondo10

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Suzie Sirak – La cantautrice armena Suzie Sirak, attraverso i suoi testi indie rock, affronta temi legati all’identità culturale, al ruolo delle donne nella società e alla resilienza personale. Suzie partecipa anche a progetti che sostengono le artiste emergenti in Armenia, aiutandole a trovare una voce in un panorama spesso conservatore.

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FlowGuardz –  è il primo gruppo di beatbox dell’Armenia, noto per le loro esibizioni dinamiche e la capacità di fondere ritmi tradizionali con tecniche vocali contemporanee. Hanno partecipato a eventi internazionali, come l’International Carnival of Beatboxers, rappresentando l’Armenia sulla scena globale.

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Stonecult – Il gruppo georgiano, dedito al rock psichedelico e stoner, si distingue non solo per la sua musica ma anche per l’impegno a favore delle campagne ambientaliste, con particolare attenzione alla conservazione delle montagne del Caucaso. Attraverso concerti benefici e attività di sensibilizzazione, contribuiscono a educare il pubblico sui rischi della deforestazione e dell’inquinamento.

Guram Machavariani – è un musicista e sound designer georgiano, noto per il suo contributo alla scena jazz ed elettronica sperimentale di Tbilisi. 

Il disco del One Caucasus Festival 2024

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Il festival ha ospitato tanti artisti ma per festeggiare il suo decennale attivismo in questa parte del mondo è stato pubblicato nella stessa annata l’album “Caucasus+”.

E’ un prodotto simbolico e culturale creato per celebrare la ricchezza artistica e la diversità culturale che caratterizzano il One Caucasus Festival 2024. Questo progetto discografico unisce artisti provenienti non solo dalla regione caucasica ma anche da altri angoli del mondo, in un mosaico musicale che riflette il tema centrale del festival: dialogo interculturale, inclusione e attivismo sociale.

Caucasus+” non è solo una raccolta musicale, ma una piattaforma per promuovere la pace e la collaborazione tra culture diverse. I brani rappresentano stili, strumenti e tradizioni che spaziano dalla musica tradizionale georgiana e armena a sonorità contemporanee come jazz, rock, elettronica e gospel.

La produzione dell’album ha coinvolto musicisti che spesso collaborano tra loro, abbattendo le barriere geografiche e culturali. Il titolo stesso, “Caucasus+“, sottolinea la volontà di andare oltre i confini regionali, abbracciando una visione globale di integrazione.

Le tracce dell’album “Caucasus+”

Il progetto raccoglie brani originali e collaborazioni speciali provenienti da diverse parti del mondo, che celebrano la cultura e l’impegno sociale. Ogni brano è il risultato di una collaborazione tra artisti di diverse nazionalità e background musicali, creando un’esperienza sonora che va oltre le barriere geografiche e culturali:

  1. Perxuli” è una traccia che nasce dalla collaborazione tra Gordela dalla Georgia e Pako Sarr dal Senegal. La canzone mescola le armonie vocali georgiane, intrecciate con i suoni potenti delle percussioni, creando una sinergia che celebra l’unità delle diverse tradizioni culturali. Il brano evoca un senso di connessione profonda tra popoli lontani, utilizzando la musica come linguaggio universale.
  1. Sissa” è una traccia in cui si incontrano le sonorità folk georgiane con l’afrobeat e la musica polacca. Il brano è un’esplosione di energia, con ritmi coinvolgenti e una fusione di voci potenti. La collaborazione tra Chveneburebi e il gruppo Psio Crew, insieme a Mamadou Diouf, porta alla luce una musica che celebra la libertà, l’inclusione e la diversità. Il ritmo pulsante e l’interazione tra le diverse tradizioni musicali rendono questo pezzo un inno alla forza collettiva e alla capacità della musica di abbattere le barriere culturali.
  1. Chrelo Pepela” è una traccia più sperimentale, che unisce il jazz, la musica elettronica e le sonorità africane. Realizzata con la collaborazione tra ZumbaLand, Pako Sarr e Ifi Ude, questa composizione si distingue per la sua capacità di fondere elementi tradizionali e moderni in un unico flusso sonoro. Le influenze elettroniche e il groove africano si combinano con un’atmosfera avvolgente, creando una musica che invita alla riflessione e all’esplorazione. La canzone esplora temi universali come la connessione tra l’individuo e la cultura, fondendo il passato con il presente attraverso l’innovazione musicale.
  1. “Nena, Nena” è una performance dal vivo che porta sul palco Chveneburebi e Vołosi, creando una combinazione potente di folk georgiano e arrangiamenti orchestrali. La traccia mette in evidenza la bellezza delle melodie tradizionali georgiane, arricchite dalla maestria degli archi polacchi, creando un’atmosfera intensa e coinvolgente. Il brano esplora l’incontro tra la tradizione e la modernità, rendendo omaggio alle radici culturali attraverso un’esperienza musicale emotiva e travolgente.
  1. Game Mtashi” è una canzone che celebra l’incontro tra culture diverse, grazie alla collaborazione di Chveneburebi, Mamadou Diouf, Warsaw Horns e Clive Brown & The Shekinah Singers. Questo brano fonde gospel, folk e ritmi africani, creando una musica che parla direttamente al cuore degli ascoltatori. Il pezzo è un inno alla speranza e alla spiritualità, con una forte componente emotiva che trasmette un messaggio di resilienza e unità. Le voci potenti e l’accompagnamento strumentale ricco danno vita a un brano che incarna la forza della comunità e la bellezza della diversità culturale.
  1. We Shall Overcome“, anch’esso dal vivo, è una versione speciale del celebre brano gospel che vede la partecipazione di Chveneburebi e Clive Brown & The Shekinah Singers. In questa traccia, il gospel si fonde con le melodie georgiane, creando un’atmosfera di speranza e resistenza. La canzone è un potente messaggio di lotta per la giustizia e di unione, eseguita con grande passione e intensità emotiva.
  1. “Teylou” è una composizione che riunisce Gordela e Pako Sarr, fondendo la polifonia georgiana con le percussioni africane in un brano ritmato e coinvolgente. La traccia celebra le radici culturali attraverso un sound che richiama la forza e la bellezza della tradizione africana. Le percussioni vivaci e le voci ricche di intensità creano una musica che pulsa di energia e vitalità.
  1. Hard Way” unisce il blues e il jazz con le sonorità georgiane, portando sul palco Natural Born Lovers e Warsaw Horns. Il brano si distingue per la sua atmosfera emotiva e la profondità dei suoi testi, che esplorano il tema della perseveranza di fronte alle difficoltà. La traccia è un mix di tradizione e modernità, con un’intensità emotiva che risuona forte nell’ascoltatore.
  1. Raodenta” è una performance dal vivo che vede la collaborazione di 33A e Vołosi. Questo brano è una fusione perfetta tra la melodia folk georgiana e l’energia degli archi polacchi. La musica trasmette un senso di nostalgia per la terra d’origine, mentre le armonie vocali e strumentali si intrecciano in un paesaggio sonoro suggestivo.
  1. “Holy, Holy, Holy” è una potente interpretazione dal vivo di uno dei più celebri inni gospel, eseguito da Clive Brown & The Shekinah Singers insieme a Warsaw Horns. La canzone è un inno di pace e spiritualità, con una carica emotiva che riunisce diverse tradizioni musicali in un’unica espressione di speranza e unione.

Il CD è stato venduto durante il One Caucasus Festival 2024 e i ricavati delle vendite saranno utilizzati per finanziare progetti artistici e sociali nel Caucaso, contribuendo a educazione, integrazione e tutela del patrimonio culturale.

Ogni traccia di “CAUCASUS+” è un’opera che celebra la ricchezza della diversità culturale, utilizzando la musica come strumento di cambiamento sociale e di connessione tra popoli e tradizioni diverse. La combinazione di suoni antichi e moderni, e la fusione di stili musicali diversi, creano un’esperienza unica che invita alla riflessione e alla comprensione reciproca.

Caucasus+” non è solo una raccolta di brani: è una testimonianza del potere della musica di unire le persone, abbattere le barriere e ispirare un futuro più inclusivo11.

Il nostro viaggio giunge al termine

Abbiamo esplorato una terra affascinante e complessa, il Caucaso, che, nonostante le cicatrici lasciate dalle lotte interne e dalle influenze di potenze internazionali e locali, ha sempre avuto come obiettivo la costruzione di ponti di pace e il superamento delle divisioni

Un luogo dove la speranza si intreccia con la realtà di un passato turbolento, ma con una visione chiara verso un futuro di coesistenza pacifica. In questo contesto, la musica si è rivelata il linguaggio universale capace di unire tradizioni diverse, di abbattere muri e di aprire cuori.

La musica locale, che si fonde con influenze internazionali, diventa così non solo una forma d’arte, ma uno strumento potente per promuovere la comprensione reciproca e la crescita comune.

È un omaggio a una terra che, pur nel suo difficile percorso, riesce a mantenere viva la speranza e la volontà di prosperare. In un mondo sempre più globalizzato, il Caucaso ci insegna che la diversità, se rispettata e valorizzata, può essere la chiave per un futuro di pace e prosperità

Non c’è finale più giusto di questo per celebrare una terra che, attraverso la sua musica, potrà raggiungere il suo scopo più grande: unire le sue culture e prosperare nella diversità.

Bandiera del One Caucasus sventolata da mani con bandiere nazionali di Armenia, Georgia e Azerbaigian sullo sfondo la catena montuosa del caucaso e cavalli in corsa.
Illustrazione del Caucaso con mani che rappresentano l’Armenia, la Georgia e l’Azerbaigian che sventolano la bandiera del One Caucasus davanti a un paesaggio montuoso.
  1. Georgian Wine Association ↩︎
  2. Storia del Caucaso ↩︎
  3. The Caucasus: an Analysis on the Origin of its Conflicts ↩︎
  4. Euronews: Georgia, approvata in via definitiva la legge sull’influenza straniera contro media e ong ↩︎
  5. Un mese di proteste in Georgia, con le foto ↩︎
  6. Wikipedia – 2023–2024 Georgian protests ↩︎
  7. CHVENEBUREBI @ One Caucasus 2020 ↩︎
  8. Maya Aziz biography ↩︎
  9. Artists of Transkaukazja 2017 – Pako Sarr ↩︎
  10. Wikipedia – Ola Bilińska ↩︎
  11. One Caucasus, il Festival che promuove l’unità regionale ↩︎

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