80 anni dal 1945, i Modena City Ramblers cantano Appunti Partigiani

Vent’anni dal disco che commemora la Resistenza

Copertina dell'album Appunti Partigiani dei Modena City Ramblers del 2005.

Sono pronto a difendere con la vita chi non la pensa come me, ma il fascismo lo combatto perché è l’antitesi delle vere fedi politiche, perché opprime tutti quelli che la pensano diversamente.

Sandro Pertini

Tra l’Europa che si riarma, Russia e USA – che intanto bombarda lo Yemen e minaccia l’Iran, ricordando la fine del 900 – che decidono le sorti dell’Ucraina, la Palestina che viene distrutta e mille e altre tragedie di cui non siamo a conoscenza, il viaggio di oggi ci porta in un momento molto importante della nostra storia, ultimamente non omaggiato a dovere. È ciò che ci ricordano i Modena City Ramblers in questi Appunti Partigiani, a 60 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dalla Resistenza. Ora che gli anni che ci separano da quei momenti sono diventati 80, e che gli smemorati stanno aumentando di numero, ci pare necessario ricordarli con ancora più forza.

In questo viaggio, cari voyagers, non andremo da nessuna parte. Non è che possiamo sempre raccontare di viaggi straordinari come quello in Sri Lanka! No, questo momento è per raccogliere i cocci delle memorie che sono giunte fino a noi, per leggere più correttamente ciò che sta succedendo. Quindi ce ne staremo comodi comodi sul divano di casa a meditare. Poi, fuori piove e il cane si è preso il raffreddore. Capita anche a loro.

E poi è il 25 aprile e, al di là del succoso ponte, bisogna anche comprendere le ragioni di questa festa, di chi ha permesso che questo giorno fosse ricordato con gioia, orgoglio e senso di appartenenza. Il 25 aprile non è Pasquetta o Ferragosto. È la Festa della Liberazione, o anche Anniversario della Liberazione d’Italia. E ci riguarda tutti.

Attacchiamo allora la playlist di questo nuovo racconto versiamoci da bere. Questa volta il nostro compagno alcolico sarà il Sassolino, originario di Modena, proprio come il disco che andremo a presentare. Vediamo di cosa si tratta.

Cos’è il Sassolino?

Innanzitutto il Sassolino è un liquore. Chi vi scrive l’aveva scoperto qualche anno fa, prima del Covid per intenderci, in una gita gastronomica domenicale con amici e rispettive. Chi non è mai stato a Modena ci vada. È una bellissima cittadina dove si mangiano delle cose che manco il demonio le potrebbe avere inventate, tanto sono buone.

Bottiglia di Sassolino
Bottiglia di Sassolino su sfondo grafico ispirato alla bandiera italiana con elementi stilizzati.

Dicevamo: il Sassolino è un liquore a base di anice stellato, alcool, acqua, zucchero e si produce appunto nel modenese. Secondo l’oste a cui avevamo chiesto, tale Leonardo, questo liquore sarebbe nato a Sassuolo, da cui anche l’origine del nome. Per certi versi ricorda un po’ la Sambuca, anche se si differenza da questa perché ci è sembrato un filo meno dolce.

La produzione del Sassolino è abbastanza comune ad altri distillati. Si parte dalla produzione dell’alcolato, che si ottiene immergendo l’anice – precedentemente essiccato – nella soluzione idroalcolica, in appositi alambicchi, e lasciandolo distillare per un minimo di 8 ore fino ad un massimo di 48. In seguito si passa alla distillazione, che prevede la raccolta di due porzioni di alcolato:

Se vi piace l’anice, il Sassolino, come detto, rappresenta una valida alternativa alla Sambuca, ottimo da usare nel caffè, o come digestivo. Sempre l’oste, tale Leonardo, lo consigliava anche per la zuppa inglese modenese, la torta di riso e altri dolci di cui non ricordiamo i nomi. Ricordiamo però che al sentire “torta di riso” il pensiero andò, e va tuttora, a Ceccon e Balbontin. Inevitabile.

Ricordi lontani, propagande vicine

Torniamo seri e, scaldato il motore con il Sassolino, iniziamo finalmente questo viaggio tra passato e presente, tra quel che è stato e quel che potrebbe succedere se non restiamo attenti. Non faremo un’analisi né della guerra, né della Resistenza. Ci sono così tanti autori, libri, corsi all’università, pubblicazioni, Barbero e Alberto Angela di turno, che non è il caso che ci infiliamo noi.

Noi ci concentreremo su quello che è stato dopo, in relazione al ventennio, di cui alcuni hanno tanta nostalgia, anche in politica, e di quello che stiamo vivendo ora. E lo faremo con Appunti Partigiani, album dei Modena City Ramblers che, come si vedrà, si arricchisce della partecipazione di altri artisti.

Alcune premesse necessarie

Solo qualche precisazione, utile a tutti, per primo a chi vi scrive. Qualcuno se lo dimentica, o fa finta, ma al di là di visioni parziali o fallaci, una cosa è certa: se esiste una Costituzione ed è basata su valori democratici e universali è perché quella guerra, loro l’hanno persa. Se esiste un ordine sociale, basato su bilance di poteri, responsabilità giudiziarie, diritti e doveri personali e collettivi è perché dopo il ventennio, c’è stato un referendum, ottenuto col sangue e la vita.

Se esistono una libertà personale e un sistema che permette la pluralità, il dissenso, il confronto, l’opposizione, il boicottaggio, o più semplicemente qualsiasi espressione, è perché loro quella guerra l’hanno persa. Non solo contro gli Alleati: contro la gente comune che ha accettato rischi, sacrifici e lutti, pur di liberarsi di loro.

Non dovremmo sottolinearlo, ma la propaganda fa fatica a distinguere e ricordare: quelle persone e famiglie non erano assolutamente tutti comunisti: c’erano monarchici, liberali, conservatori, cattolici, socialisti. Erano antifascisti.

Se esiste un’Europa, una moneta unica, un’uguaglianza tra persone e popoli, una moltitudine di trattati internazionali che invitano alla cooperazione, allo sviluppo comune di reti e commerci, delle industrie, di scambi scolastici, se abbiamo raggiunto tutto questo è perché il fascismo è stato sconfitto.

Non dimentichiamolo mai. Sono belle le serie tv su Mussolini, o i podcast con gli aneddoti sulle campagne militari e sulle passioni private dei dittatori. Ma se noi siamo in grado di trastullarci di fronte a tutto questo è solo grazie a persone che, di fronte a quella reale realtà, hanno agito.

Nella memoria l’esempio, nella lotta la pratica

Il punto qui però è un altro. L’apprendimento, in qualsiasi campo, funziona per errori, comprensione, memorizzazione e ripetizione. Abbiamo capito, sulla pelle dei nostri antenati, che razza di piaga sia il fascismo e da quali canali tragga la sua linfa vitale: il malessere sociale, la disoccupazione, la paura delle persone, la creazione di un nemico pubblico comune.

Murales con l'iconica frase: "Nella Memoria l'Esempio, nella Lotta la Pratica"

Abbiamo capito anche, sempre grazie all’esempio della memoria, le conseguenze che derivano da cedere alle lusinghe di quella propaganda. Lo squadrismo e l’inquadramento al pensiero unico, il Grande Fratello di Orwell, le purghe. Chi l’ha vissuto e ce l’ha raccontato – a eccezione dei nazisti ritrovati nella Pampa argentina – non ne ha mai parlato bene. Nemmeno chi, all’inizio, ci è cascato.

Appunti partigiani, album del 2005, racconta quei momenti, tramandati anche in forma di canti popolari pieni di disperazione, paura e vendetta. Perché quando si viene privati di tutto e col rischio di perdere la vita, l’unica cosa che resta da fare è lottare. Noi, per fortuna, siamo lontani da un simile contesto, ma per rimanere fuori pericolo è necessario avere chiaro chi ci governa.

Precisiamo, non solo in Italia. Le derive populiste e nazionaliste, che permettono a Primi Ministri di tagliare – sembra manchi Ministeri dell’Educazione come se aprissero una busta di patatine, si stanno diffondendo ai quattro venti, in Europa e nel resto dell’Occidente. È per questo che, in un simile contesto di follia reazionaria generale è bene tenere gli occhi aperti. Il rischio di una degenerazione peggiore di quella attuale è possibile e a quel punto lottare potrebbe essere più difficile.

I Modena City Ramblers

Punto di riferimento di almeno una generazione, probabilmente due e si spera tra un po’ tre, di appassionati, i Modena City Ramblers dopo Appunti Partigiani non saranno più gli stessi. Cisco, voce storica del gruppo, termina la sua esperienza e intraprende la carriera da cantautore.

Logo dei Modena City Ramblers

Origini della band

I Modena City Ramblers sono una band italiana originaria di Modena, formata nel 1991, inizialmente dedicata alla musica folk irlandese. Con il passare degli anni e dei dischi pubblicati definiscono uno stile distintivo, unendo le sonorità celtiche a influenze italiane, mediterranee, latine, dando vita al genere chiamato combat folk.

Il gruppo originario della band comprende:

A questi si aggiungono successivamente:

I primi lavori

Il loro esordio avviene il 17 marzo 1991 in un pub di Modena, occasione in cui adottano il nome Modena City Ramblers. Qualche mese dopo, nel 1992, entra nel gruppo Stefano Bellotti, alias Cisco, come voce principale, contribuendo così a un’evoluzione fondamentale delle sonorità e delle canzoni. Sempre in quell’anno entra anche Massimo Ghiacci, bassista e membro che completa la formazione.

Nel 1994 arriva il primo album in studio, Riportando tutto a casa, segnando l’inizio di una serie di lavori che consolidano la loro reputazione nel panorama musicale italiano. L’album ha chiari riferimenti sonori, con il fock rock al centro, così come i messaggi dei brani: se da un lato ci sono i temi dell’amore come In un giorno di pioggia, della nostalgia come Il bicchiere dell’addio, Canto di Natale o Morte di un poeta, dall’altro la politica, la protesta, la lotta di classe, la resistenza dominano l’intero lavoro. Quarant’anni, I funerali di Berlinguer, Contessa sono brani forti, carichi di energia e dalla chiara appartenenza politica.

Al primo lavoro segue La grande famiglia nel 1996, in cui si trovano, come in Riportando tutto a casa, alcuni dei testi più iconici del gruppo. Clan Banlieue, Grande famiglia, Santa Maria del Pallone, Le lucertole del folk, Il fabbricante dei sogni, La banda del sogno interrotto, La strada sono pezzi memorabili che permettono al gruppo di raggiungere rapidamente il panorama nazionale.

Fama nazionale

Lo stesso anno, il 1996, i Modena si esibiscono in una tournée nazionale, con alcune tappe simbolo, come a Torino, insieme a Paolo Rossi. L’anno successivo esce Terra e Libertà, anch’esso molto apprezzato, e in cui si iniziano a sentire le influenze di melodie e ritmi sudamericani, che si sommano allo scheletro folk e irlandese della band. Oltre alle musiche, anche i brani si rifanno alla cultura e alla letteratura Sudamericana, con una forte ispirazione a Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez.

Raccolti, quarto album del gruppo, esce a novembre del 1998, quando ormai l’eco è nazionale, così come i concerti. Ed è infatti il momento per un album live che raccoglie i migliori brani dei primi tre album più tre inediti. L’anno successivo è il momento di un altro album storico, forse il più distintivo, il più frizzante, e il più iconico dei Modena (almeno per chi vi scrive), si tratta di Fuori Campo, che include tracce come Celtica Patchanka, Coi piedi per terra, Etnica danza e, appunto, Fuori campo.

Il combat folk in questo album raggiunge il suo apice, cedendo nei due lavori successivi parte del ruolo di primo piano. In Radio Rebelde del 2002, registrato a Napoli, si sentono nuove sonorità, più sudamericane, in pezzi come Una perfecta excusa, Carretera Austral, Primo Potere, africane, come Maisha e Newroz, e napoletane. Anche lo ska e la patchanka aumentano il proprio “peso”, mentre i testi riprendono il filo con il Sud America, le periferie del mondo e diventano, in generale, più “internazionali”.

Con ¡Viva la vida, muera la muerte! del 2004, i Modena affrontano temi più biografici, raccontando in due canzoni simbolo, le vite di Peppino Impastato, ne I Cento Passi, e di Silvio Berlusconi, ne El Presidente. Come album lo mettiamo, complessivamente, un filo indietro rispetto agli altri, ma è comunque un buon lavoro di mix tra sonorità, proseguendo il lavoro iniziato con Radio Rebelde.

Appunti partigiani

Appunti partigiani, il protagonista della nostra puntata. Se avete saltato il resto descritto sopra, ci sta. Se avete letto tutto, vi ringraziamo molto. La questione portata però in Appunti Partigiani è di importanza nazionale, perchè ci riguarda tutti, come italiani in primis, ma anche come europei. Come esempio di qualcosa che, con le classiche peculiarità del contesto, nel Novecento si è diffuso in tutto il mondo come la peste. E che siamo stati in grado di debellare.

Questo è il filo conduttore dell’album che a sessant’anni dalla guerra e dalla Resistenza ricorda la memoria con una raccolta di canzoni popolari dell’epoca e di cover di brani della nostra cultura nazionale. Appunti Partigiani è in grado di risvegliare quel sentimento di appartenenza che ormai, da sinistra a destra – a eccezione dello spettro estremista – sembra essere svanito. Ci scuote, ci ricorda chi siamo e da dove veniamo (senza finire sul filosofico). All’epoca del lancio, nel 2005, in pieno berlusconismo, l’album riscosse un discreto successo: 4′ posto in classifica e oltre 100 mila copie vendute.

L’album non si limita a narrare i fatti storici, ma invita anche a riflettere sul significato della memoria storica e sul valore della resistenza. I Modena City Ramblers cercano di trasmettere l’idea che la lotta per la libertà non deve mai essere dimenticata, e che le radici della democrazia e dei diritti civili sono strettamente legate alla Resistenza.

Così come nella nostra Costituzione. Che nemmeno conosciamo e che se soltanto seguita in tutti gli articoli ci renderebbe veramente un paese migliore. Perchè pensata, scritta e ratificata da chi l’orrore l’aveva provato sulla propria pelle.

Le tracce dell’album

I brani “conosciuti”…

Non analizzeremo i brani di Appunti Partigiani, la maggior parte li conoscete. Ci concentreremo invece su quelli meno famosi, sugli inediti e sulle interpretazioni e interpreti delle cover. La lista è lunga e contiene cantanti come Goran Bregović, Francesco Guccini, Piero Pelù (storica voce dei Litfiba), Morgan, la Bandabardò, Bunna degli Africa Unite, Moni Ovada, Ginevra di Marco, e Paolo Rossi.

Il disco si apre con Bella Ciao, cantata insieme a Goran Bregović; una versione molto ritmata, carica di energia e dal netto taglio balcanico, che contribuisce a dare un’atmosfera di festa e di piazza. La versione è registrata in un concerto a Modena e la carica che trasmette è sempre viva ad ogni ascolto. Aushwitz, cantata con Francesco Guccini è il brano successivo che sbatte in faccia la tragicità di quei momenti. La versione non si discosta molto dall’originale, a parte la vena irlandese e folk data dai Modena.

La Guerra di Piero, storica canzone di Fabrizio de André è un altro brano che non ha bisogno di approfondimenti. La versione proposta in Appunti Partigiani è con Piero Pelù che si esibisce in un’altra performance energica e appassionata.

Immagine di Woody Guthrie e la sua chitarra acustica con la scritta "This Machine kills fascists".
Woody Guthrie e la sua chitarra con la scritta “This Machine kills fascists”.

È il momento di Woody Guthrie, altro paladino intellettuale e musicale dell’antifascismo, come questione di vita. All you fascists, brano iconico del chitarrista e cantante del primo novecento statunitense (1942), in cui si dichiara “People of every color Marching side to side Marching ‘cross these fields Where a million fascists dies“, è interpretata insieme a Billy Bragg, altro musicista, cantante e cantautore da scoprire assolutamente.

La nona traccia è Il Partigiano John, brano storico degli Africa Unite e cantata proprio con l’eterno Bunna. È parte di Materiale Resistente, raccolta di brani di vari artisti italiani, pubblicato nell’aprile 1995, in occasione del cinquantesimo anniversario della liberazione d’Italia dal fascismo. Il partigiano John è in realtà Francesco Raviolo; partigiano appartenente alla Brigata Garibaldi viene ucciso in uno scontro a fuoco mentre ritorna a casa, con una ventina di compagni dopo la liberazione di Torino

L’undicesima traccia è una reprise di quanto già contenuto in Grande Famiglia, album di cui abbiamo parlato in precedenza (ricordate?). Si tratta de L’unica superstite, canzone molto toccante e reinterpretata con Fiamma. Per un’analisi più approfondita consigliamo questo link.

Spara Juri, cavallo di battaglia dei CCCP, è interpretata insieme all’attore Paolo Rossi e si riferisce all’incidente avvenuto nel settembre 1983. Credendolo un aereo spia statunitense, i caccia sovietici abbatterono il Volo Korean Air Lines 007 fuori rotta, causando 269 vittime.

…e quelli da conoscere

Le due tracce successive invece meritano particolare attenzione. Oltre il ponte è un brano scritto da Italo Calvino e Sergio Liberovici, del 1959. Il testo è un inno alla resistenza, alla vittoria della libertà, dell’amore ed è il racconto di un partigiano a una ragazza giovane, un’immaginaria nipote. Racconta dell’occupazione tedesca, degli scontri e della necessità di liberarsi di quel cancro; dei vent’anni e dei sogni di quei giovani che nonostante le avversità, resistevano. Un ascolto davvero consigliato.

Così come la successiva traccia, Siamo i ribelli della montagna, cantata con la Bandabardò. La canzone è uno dei pochi canti partigiani sopravvissuti alle intemperie della storia; fu composto nel marzo del 1944 e viene attribuito a Emilio Casalini, detto “Cini” e da Angelo Rossi, detto “Lanfranco”, entrambi partigiani.

Al Dievel è il sesto brano di Appunti Partigiani, cantata insieme al Coro delle Mondine di Novi, il coro delle mondine di Novi, nel modenese. La canzone è dedicata a Germano Nicolini, conosciuto anche come il comandante Diavolo, che durante gli anni della Resistenza è comandante partigiano; a conflitto terminato diventa il sindaco comunista di Correggio (RE).

Notte di San Severo , ottava traccia, è cantata con la Casa del Vento, gruppo anch’esso appartenente al combat folk e originaria di Arezzo. Il brano racconta gli avvenimenti del mattino del 14 luglio 1944. Un gruppo di soldati tedeschi, ormai in ritirata, esegue un rastrellamento in tutta la zona di Poti, dove hanno trovato riparo molti sfollati della città. Dopo aver arrestato 19 persone, accusate di far parte delle bande partigiane o di proteggere la loro clandestinità, ne rilasciano tre e accompagnano le altre in un bosco. I 16 trucidati, tutti uomini, hanno un’età compresa tra 17 e 67 anni.

Il Sentiero è invece un brano inedito e molto toccante. Liberamente ispirato al racconto di Italo Calvino, Il Sentiero dei nidi di Ragno, il brano è nostalgico, orgoglioso della propria appartenenza, triste nel ricordo, coerente e fiero delle proprie scelte e del proprio coraggio.

Lungo il sentiero dei nidi di ragno nasce la storia, questo paese
Nasce dal fuoco, dalla rivolta e dal sogno di chi non si arrese

Nuto Revelli, autore di Pietà l'è morta e partigiano italiano, storico membro della Resistenza.
Benvenuto Revelli, detto Nuto, scrittore, ufficiale e partigiano italiano.

La pianura dei sette fratelli racconta la vicenda dei 7 fratelli Cervi, trucidati dai fascisti il 28 dicembre 1943 a Reggio Emilia. Il brano viene suonato insieme ai Gang, gli autori stessi e originari di Ancona.

Prima della traccia che chiude Appunti Partigiani c’ancora un brano, un monito per il futuro proveniente da quei testimoni. Pietà l’è morta.

La canzone si ispira a una melodia della tradizione militare italiana, molto nota tra gli alpini fin dalla Prima guerra mondiale, e poi riproposta anche durante le campagne in Russia e Albania. La musica di Pietà l’è morta è infatti la stessa di Sul ponte di Perati, un canto legato alla Brigata alpina “Julia”, impegnata lungo il fiume Vojussa, al confine tra Grecia e Albania, durante l’invasione italiana della Grecia nel 1940-41. Il testo, invece, fu scritto nella primavera del 1944 dal partigiano Nuto Revelli, nei dintorni di Demonte.

Viva l’Italia, la chiusura di Appunti Partigiani

Viva l’Italia è la traccia che chiude Appunti Partigiani e non potrebbe essere altrimenti. La Resistenza è Italia. E chi non l’ha ancora capito è ignorante o in difetto. Il brano è ovviamente il capolavoro di De Gregori, contenuto nell’omonimo album del 1979. Pur mantenendo un tono lirico e malinconico, si configura come un brano profondamente critico e al tempo stesso affettuoso nei confronti dell’identità italiana.

La versione di Appunti Partigiani è cantata da uno stuolo di interpreti, una voce corale, all’unisono che manifesta il senso di appartenenza, di “libertà e partecipazione” di gaberiana memoria. Il testo è un Viva sincero all’Italia, alle sue infinite e sempre attuali contraddizioni, alle sue incoerenze, alle sue potenzialità sprecate da classi dirigenti non all’altezza. Ma anche dal coraggio e dalla tenacia nella lotta e nei momenti più bui; dalla speranza e dal coraggio. Che possono appartenere solo al dna di chi il terrore ce l’ha avuto in casa.

Alla prossima!

Ci fermiamo qui con l’album, ma non con il suo significato, né coi nostri viaggi. Chi vi scrive si augura di avere risvegliato un pochino quel senso genuino di lotta politica, lontano dalla mediaticità della versione attuale, e dal suo elemento unicamente propagandistico, specie in questi tempi cupi di dazi statunitensi, e minacce nucleari.

Dalla prossima puntata invece, noi riprenderemo coi nostri viaggi e con le nostre storie legate a quegli album, a quei posti e a quei drink che tanto ci stanno a cuore. Di seguito vi lasciamo, come sempre, il nostro link a Spotify, dove potete ascoltare le playlist dei nostri racconti.

Nel frattempo, un buon 25 aprile a tutti!

Donna in abito bianco solleva il pugno e una bandiera italiana, guidando una folla di partigiani in rivolta
Ispirata alle lotte partigiane italiane, l’illustrazione mostra una donna che guida la Resistenza con la bandiera italiana alzata, affiancata da uomini armati e da un giovane con una fionda. Sullo sfondo, i profili delle città italiane.

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