Marvin Gaye e la guerra in Vietnam: What’s Going On?

What’s Going On – Immagine che rappresenta l’iconico album di Marvin Gaye, simbolo della protesta contro la guerra e della ricerca di pace

Un’immagine potente ispirata all’album “What’s Going On” di Marvin Gaye, che critica le ingiustizie sociali e la guerra. Il volto triste, la presenza di armi e la scritta “We’ve got to find a way” evocano un messaggio di disperazione ma anche di speranza per il cambiamento

Mother, mother
There’s too many of you crying
Brother, brother, brother
There’s far too many of you dying
You know we’ve got to find a way
To bring some lovin’ here today, yeah

Inizia così una delle canzoni più belle di sempre che dà il titolo a un’opera indimenticabile della musica contemporanea. What’s Going On, undicesimo album di Marvin Gaye è il protagonista di questo episodio di Vinyl Voyager. Come al solito lo faremo in compagnia di un buon bicchiere di qualcosa, un Manhattan. Qui, come sempre trovate la nostra dispensa, se desiderate altro.

Chiariamo subito una cosa. Non è che andiamo tutti i giorni in vacanza, per di più in una terra costosa come gli USA. Questo episodio fa parte del viaggio descritto anche nell’episodio sui Green Day. Detto questo, possiamo cominciare.

Il Manhattan, un pezzo di New York

Per affrontare la storia di Marvin Gaye, di What’s Going On e del mondo del 1971 c’è bisogno del giusto carburante, un buon Manhattan. Questo drink nasce nel 1874, al Manhattan Club di New York, a due passi da Central Park.

Cocktail Manhattan con stile grafico moderno
Manhattan, il classico cocktail a base di whiskey e vermouth.

La leggenda narra che il Manhattan fu inventato a una serata organizzata da Jennie Jerome che in quell’occasione conobbe Lord Randolph Churchill, Duca di Marlborough, futuro marito e padre del Primo Ministro inglese Winston Churchill. Quante cose in una sola serata per la storia mondiale.

Durante il nostro viaggio a New York, abbiamo trascorso un paio di giornate ad Harlem, un quartiere storico della Grande Mela, alla caccia di musica blues, funk e soul. In uno dei locali, il Shrine, chi scrive ha bevuto un ottimo Manhattan che, a seconda delle versioni, è generalmente composto da:

Descrizione e preparazione

A parte le varianti, come la scorza di limone al posto dell’arancia, questo drink è abbastanza forte per la presenza di due alcolici, il Rye Whiskey e il Vermouth. Il Rye Whiskey è un tipo di whiskey statunitense, costituito principalmente da segale e con una gradazione alcolica del 43%. È l’elemento essenziale del Manhattan, nonostante negli anni sia divenuto un prodotto di nicchia e sia prodotto ormai quasi esclusivamente per questo drink.

Detto questo, la sua preparazione non è complessa. Bisogna innanzitutto partire dal bicchiere, da raffreddare 5 minuti prima nel freezer, o con del ghiaccio e dell’acqua fredda (ma in freezer è uguale e non si spreca niente). Fatto questo, in un altro bicchiere con del ghiaccio, si versano due gocce di angostura, il whiskey e il vermouth, mescolando delicatamente. Con l’aiuto di uno strainer, o con qualsiasi cosa – anche un piccolo coperchio – si filtra il contenuto, facendo attenzione a non versare il ghiaccio – nel bicchiere appena estratto dal freezer. Se ce l’avete, aggiungete una ciliegina o anche qualche scorza di arancia, o limone, o tutte e tre.

Non è una cosa particolarmente difficile, ma farlo bene è un’arte.

Marvin Gaye, una vita difficile

Prima di ritornare in Italia, abbiamo fatto 4 giorni a Washington, dove tra un obelisco gigantesco e una White House off limits abbiamo sentito parecchi racconti su Marvin Gaye e sull’album che l’ha incastonato nella storia.

Chiariamo subito una cosa importante e sorprendente: le posizioni di chi abbiamo incontrato sulla guerra in Vietnam sono decisamente eterogenee.

Chi l’ha vista da lontano, chi dai racconti, chi come Richard – un signore conosciuto a una fermata del bus per rientrare in ostello, che all’epoca del nostro viaggio andava per gli ottanta – l’ha combattuta. Su questi e altri temi, come sempre, non giudichiamo e ci poniamo soltanto come ascoltatori di opinioni e ricordi.

La cosa sorprendente però non è la spaccatura su un tema così difficile, quanto la quasi unanimità di apprezzamenti per Marvin Gaye.

Come dire che si può – ancora oggi – sostenere la validità di un conflitto come quello in Vietnam, ma non si può comunque non apprezzare Marvin Gaye e la sua poetica. E questo la dice lunga sull’eredità musicale e culturale che questo artista ha lasciato.

L’infanzia e la musica

Nato a Washington nel 1939, nel quartiere Southwest Waterfront, Marvin Gaye ha sempre avuto una passione per la musica, il canto e la fede, intrecciati fin dalla tenera età. È proprio in chiesa che Gaye inizia infatti a cantare, insieme al padre che lo accompagna con la chitarra. E qui il secondo tema di tutta la vita di Marvin: il rapporto con il padre.

L’infanzia è segnata dalle frustate e dalle botte – per qualsiasi ragione – che prende dal padre da un lato, e dall’altro dall’amore materno, delle sorelle e dalla passione per la musica. Incoraggiato dalla famiglia, Marvin decide ben presto che la musica sarà la sua strada e, una volta terminato il periodo militare in aeronautica, inizia a muovere i primi passi.

Tra i vari esperimenti iniziali, Marvin insieme all’amico Reese Palmer fonda i Marquees, un quartetto vocale che dopo l’avvento di Marvey Fuqua – figura fondamentale – assume il nome di New Moonglows, e che grazie alle trame del destino, nel 1959 riesce a faer da voci di supporto ad artisti come Chuck Berry.

L’arrivo a Detroit

Il gruppo si scioglie qualche tempo dopo e nel 1960 Marvin si trasferisce a Detroit, città bollente in quegli anni per la scena musicale. Qui, assieme a Fuqua, riesce a entrare nella galassia della Motown Records, firmando un contratto con l’etichetta Tamla, etichetta gemella della Motown e sempre di proprietà di Berry Gordy.

Da qui in poi, l’ascesa di Marvin Gaye nella scena soul, r’n’b e jazz sarà inarrestabile. Anno dopo anno, canzone dopo canzone, performance dopo performance, Marvin da Washington giunge agli onori della cronaca mondiale nel 1971, con il successo What’s Going On.

Marvin Gaye in casa a Detroit, 1971 – Jim Hendin

Prima di addentrarci nei brani e nei temi che compongono What’s Going On dobbiamo necessariamente spendere due parole per la Motown Records, gli artisti che ne hanno fatto parte, i capolavori indelebili che portano il loro marchio e il rapporto con Marvin Gaye.

La Tamla/Motown Records

Fondata da Berry Gold nel 1959, la Motown Records è un’etichetta discografica che ha polarizzato una buona fetta della scena musicale mondiale della seconda metà del 900. Il nome è la contrazione delle parole Motor e Town, diventando in seguito anche uno degli appellativi della città di Detroit, all’epoca emblema dell’automotive. Anche il logo sembra richiamare l’impronta di uno pneumatico, a dimostrazione di questo legame con l’auto.

Fin dagli inizi, la Tamla/Motown si distingue per una ricerca di un determinato sound, caratterizzato da basi pop e ritmate e da voci di chiaro richiamo soul, calde, profonde ed energiche. Gli artisti e gli esponenti sono tantissimi, tutti caratterizzati – chi più chi meno – da questo file rouge che li accomuna. Durante gli anni ’60, la Motown mette 79 dischi nella top-ten della Billboard Hot 100 tra il 1960 e il 1969.

Gli artisti della Motown

Dicevamo gli artisti. Eccoli. Dal 1961 al 1971, la Motown ha registrato 110 successi nella top 10. Tra gli artisti di punta dell’etichetta Motown in quel periodo figurano le Supremes (inizialmente con Diana Ross), i Four Tops e i Jackson 5; Stevie Wonder, Marvin Gaye, le Marvelettes e i Miracles hanno invece avuto successo con l’etichetta Tamla.

Una terza etichetta, che Gordy chiamò con il suo nome (anche se in origine si chiamava “Miracle”), ospitava i Temptations, i Contours, Edwin Starr e Martha and the Vandellas. Una quarta, la V.I.P., pubblicò le registrazioni delle Velvelettes, degli Spinners, dei Monitors e di Chris Clark.

Durante tutti gli anni 60 la Tamla/Motown Records raggiunge i confini mondiali, collezionando hit, record in classifica e nei negozi. Gordy decide di aprire filiali a New York e a Los Angeles, oltre a portare l’etichetta nel cinema, e negli show televisivi. Si apre una nuova era per la casa discografica: per la prima volta, la Motown può non solo dar voce ai propri artisti, ma anche un volto, rendendoli sempre più popolari e di tendenza.

What’s Going On?

La popolarità dell’etichetta è alle stelle, così come quella degli esponenti, tra cui Marvin Gaye che nel 1971, il 21 maggio, pubblica l’album What’s Going On, un’opera che ciascuno di noi dovrebbe ascoltare almeno una volta nella vita e che traccia una linea nei rapporti tra Gaye e la Motown.

Berry Gordy è infatti un oppositore dell’album considerato troppo impegnato, ed è concentrato invece a mantenere la rotta di successi tracciata nei gloriosi sixties. Le due parti arrivano allo scontro, con Marvin che minaccia l’uscita dalla scena musicale se l’album non sarà pubblicato. La lotta tra i due non è casuale.

Detto di Gordy, il presente di Gaye è decisamente turbolento e difficile: qualche anno prima infatti muore di tumore al cervello la partner in crime Tammi Terrell, voce per esempio di Ain’t no mountain high enough. La morte della cantante è una ferita che lo segna in maniera profonda e che lo porta a un totale isolamento, periodo durante il quale medita anche l’abbandono della musica. L’artista è spaesato, distrutto, senza appigli. In parallelo, il rapporto già difficile con il padre si incrina ancor di più, e anche la relazione con la moglie entra in crisi, con la depressione che inizia a far visita all’artista, insieme alla cocaina.

La scelta di Gordy di dare via libera a Marvin nella pubblicazione dell’album è un sollievo per tutti, compresi coloro che da lì in poi potranno godere di questo capolavoro.

Il Vietnam e gli USA

In piena guerra del Vietnam l’album risuona in tutto il mondo, cercando risposte agli orrori della società post-bellica, che nonostante il recente passato sembra continuare a ripetere gli stessi errori. Il titolo stesso è una straziante – quanto inconfondibile – richiesta di chiarezza e di presa di coscienza, che non si limita al conflitto in corso ma si estende ai diritti civili, alla discriminazione razziale, all’ambiente.

In What’s Going On Marvin Gaye fa i conti con i disastri che la guerra lascia dietro di sé, sia al fronte, sia nella società; se da un lato si continuano a contare i morti, dall’altro si fanno i conti con il difficilissimo reinserimento dei veterani nella società.

Una situazione che l’artista conosce molto bene, avendo il fratello Frankie Gaye in questa situazione di reduce di guerra. La disoccupazione è alle stelle, così come la criminalità e la discriminazione razziale. Gli afroamericani popolano i ghetti, la repressione della polizia è dovunque molto forte. La periferia è lasciata a sé stessa e alla propria decadenza, con l’ovvio aumento della microcriminalità e delle organizzazioni criminali. D’altra parte non potrebbe essere diversamente: l’agenda politica USA non ha tempo per questo. È concentrata, tanto all’interno quanto all’estero, a fermare con ogni mezzo la minaccia comunista.

Il mondo sull’orlo di una crisi di nervi

Ci sono tutti gli ingredienti, diciamo così, per una società allo sbando, sotto tutti i punti di vista. E non solo quella yankee. Il mondo, di cromo potremmo dire, è nel pieno del bipolarismo, delle dittature, dei fondamentalismi e delle propagande, delle mode e dei consumi. “Cosa sta succedendo?“, per tutto il 900 e oltre, non è un semplice esercizio di ragionamento, ma una necessità della coscienza, di fronte a disastri geopolitici e socioambientali.

Tutti questi temi vengono affrontati da Marvin Gaye con una forte dose di tristezza e consapevolezza che si aggrappa a un’incrollabile speranza e fiducia nel futuro. A oltre 50 anni di distanza What’s Going On rimane un’opera indelebile – drammaticamente attuale – che ci ricorda quanto poco abbiamo imparato dagli errori commessi.

Prima di immergerci in uno dei più grandi capolavori della storia, facciamo una breve sosta nella nostra dispensa per preparare un secondo giro di Manhattan.

Marvin Gaye e Tammi Terrell, Stati Uniti, 1967. (Gilles Petard/Redferns)

L’Album

Iniziamo subito il commento del The Guardian, a 50 anni dalla pubblicazione dell’album di Marvin:

“Nessuno sbaglia, naturalmente, nel dire che l’album di Gaye colpisce oggi come nel 1971. Un’opera divinamente ispirata, guidata dalla rabbia sociale, che intrecciava armonie doo-wop, jazz e gli inni che Gaye aveva amato da bambino, What’s Going On è stata anche la dichiarazione di indipendenza creativa di Gaye dalla macchina Motown di Berry Gordy”1.

Siamo di fronte a un album di riflessione e presa di coscienza, nato da un intreccio di malinconia, sconforto e ottimismo, che si trasforma in una sorta di portale per la musica nera degli anni ’70. Un’epoca in cui gli artisti si sentiranno più liberi di rompere con i soliti schemi e interpretare la realtà quotidiana.

“Negli ultimi tre anni la mia disillusione è terribilmente aumentata. Mi sono ritirato dalla mia immagine pubblica, mi sono preso il tempo per riflettere sulla mia vita e sull’America specialmente, perché è qui che vivo. What’s Going On mostra l’emozione che ho nei confronti del mio Paese: dovremmo cercare tutti di integrare le nostre vite in una sfera superiore”2.

I brani dell’album

Questo concept album si apre con la traccia che dà il nome all’album, What’s Going On, che rappresenta una sorta di manifesto per quello che si troverà nelle successive canzoni. Ogni brano è legato da un filo conduttore, che riflette un profondo impegno civile e personale su ingiustizia sociale, guerra, povertà e degrado ambientale.

What’s Going On

Nato dall’osservazione di Renaldo “Obie” Benson sulla brutalità della polizia, contro i manifestanti negli Stati Uniti, Il brano è un potente appello alla pace, alla riflessione sulla guerra in Vietnam e sul clima di tensione sociale negli Stati Uniti.

La canzone viene inizialmente proposta ad altri artisti che declinano tuttavia l’offerta; Marvin Gaye apporta allora modifiche significative ai testi, eliminando il punto di domanda e trasformandolo in una dichiarazione. Il cantante aggiunge elementi più “ghetto” per renderla una storia visiva e personale, incentrata sul dolore e la sofferenza collettiva. Con questo nuovo arrangiamento e impostazione la canzone si evolve in un inno contro la guerra e le ingiustizie sociali, arricchito da un arrangiamento orchestrale con influenze jazz, una sfumatura ricorrente in tutta l’opera.

Il basso di James Jamerson e il sax di Eli Fontaine, che suona il famoso intro, creano un’atmosfera dolce ma intensa. Il sound morbido, arricchito da archi e voci sovrapposte, contrasta con il messaggio potente e doloroso, creando un pezzo unico nella storia.

What’s Happening Brother

Questo brano è un seguito diretto del pezzo precedente, continuando a esplorare il tema della guerra, e dei reduci di guerra che tornano in un’America in crisi economica e sociale. Attraverso il testo, l’artista racconta la disillusione e lo smarrimento di un uomo che non riesce a riconnettersi con la sua comunità. Ispirata al ritorno del fratello Frankie dal Vietnam, questa traccia affronta il disorientamento dei veterani e adottandone il punto di vista di fronte alla società lacerata e all’alienazione che incontra. Gaye esplora il senso di alienazione e disillusione provato dai soldati che tornavano in un’America in crisi economica e sociale.

Il brano riflette la relazione personale di Gaye con il fratello Frankie, il quale aveva raccontato le proprie esperienze di guerra, parlando del senso di inutilità del conflitto e del trattamento ingiusto subito dai veterani afroamericani al loro rientro, influenzando profondamente i testi della canzone.

Musicalmente, la traccia mantiene i toni morbidi e jazzati introdotti dalla canzone d’apertura dell’album. Il ritmo è rilassato, con una forte enfasi sulla voce espressiva di Gaye, accompagnata da arrangiamenti orchestrali ricchi. L’uso della voce multistrato – a cui ricorre spesso nell’album – aggiunge una profondità emotiva, esprimendo sia il dolore personale, sia quello di un’intera comunità.

Il testo è strutturato come un dialogo tra due amici, uno dei quali è appena tornato dalla guerra e si interroga sui cambiamenti avvenuti durante la sua assenza. La canzone tocca temi di disoccupazione, difficoltà economiche e incertezze sul reinserimento nella società, questioni che rispecchiano i problemi reali affrontati dai veterani negli Stati Uniti degli anni ’70.

Frankie descrisse successivamente la canzone come “così personale e sincera” che lo fece piangere, poiché catturava perfettamente la situazione di veterani come lui, che si sentivano dimenticati in un’America in rapida evoluzione​.

Flyin’ High (In the Friendly Sky)

In “Flyin’ High”, Marvin Gaye tratta il tema della dipendenza dalle droghe, usando il volo come metafora per l’uso di sostanze stupefacenti. Il tono è malinconico e riflessivo, mentre il cantante esplora i tentativi disperati di sfuggire al dolore e alle difficoltà.

Il Flyin’ High nel cielo amichevole è infatti una metafora del sollievo temporaneo offerto dalle droghe, ma anche della disperazione che ne deriva. Il protagonista del brano si sente libero e felice solo quando è “sballato”, ma quando non riesce a procurarsi le droghe, cade nella tristezza e nella follia.

La traccia dipinge un’immagine cruda della dipendenza, un ciclo da cui è difficile uscire. Nonostante la consapevolezza di essere intrappolato, il protagonista sembra accettare questa condizione, rendendo ancora più struggente il tema della schiavitù emotiva e fisica generata dalla dipendenza.

Il suono ha un’atmosfera soul-jazz con arrangiamenti orchestrali tipici dell’album, contribuendo a creare un senso di malinconia e tensione emotiva. Le armonie vocali stratificate e l’accompagnamento dei Funk Brothers aggiungono profondità alla narrazione intima della lotta contro la dipendenza​.

Save the Children

Anche su questa canzone si potrebbe parlare per mezz’ora, solo per i temi che attraversa. Si tratta di uno dei brani più emotivi dell’album, con un uso forte del dialogo tra il parlato e il cantato. L’elemento centrale del brano è l’appello a prendersi cura dei bambini, che rappresentano il futuro dell’umanità, in un contesto di incertezza e crisi sociali.

Con la domanda ricorrente “Who really cares?” si intende mettere in luce l’indifferenza che spesso domina la società di fronte alle problematiche del mondo, soprattutto quando si tratta dei bambini, i membri più vulnerabili della comunità. Marvin esprime disperazione per lo stato del mondo, ma anche una speranza intrinseca nel potere dell’azione collettiva e della responsabilità sociale. Le immagini evocate sono potenti, come i fiori che non crescono e le campane che non suonano, per simboleggiare un mondo in declino e a cui soltanto i giovani possono porre rimedio.

Dal punto di vista musicale, il brano è caratterizzato dall’uso innovativo della sovrapposizione delle voci di Gaye. Egli registra più tracce vocali, creando una conversazione interiore tra la voce riflessiva e quella più emotiva, che rafforza l’intensità del messaggio. Gli arrangiamenti orchestrali, combinati con elementi soul e funk, sottolineano la profondità del messaggio e creano un’atmosfera meditativa​.

God Is Love

God is Love è una traccia breve, profondamente spirituale e centrata sull’amore come forza divina e unificante. Marvin Gaye esplora il legame tra l’umanità e Dio, descrivendo quest’ultimo come una figura amica e paterna, che offre amore e misericordia incondizionati. Il messaggio centrale del brano è che l’amore divino dovrebbe guidare non solo la relazione con Dio, ma anche le interazioni umane.

Pur essendo breve (circa 1 minuto e 42 secondi), si collega ai temi principali dell’album, come la giustizia sociale e la responsabilità collettiva, ma da una prospettiva spirituale più intima. Il brano funge da richiamo morale e spirituale, enfatizzando l’importanza del perdono e dell’amore reciproco come base per un mondo migliore.

Musicalmente, God Is Love combina elementi gospel con il soul tipico di Marvin Gaye, usando la sua voce potente per enfatizzare i temi della fede e della compassione. Il cantante esprime l’idea che Dio ci ha dato tutto ciò di cui abbiamo bisogno e che, in cambio, ci viene chiesto di amare il prossimo e mostrare misericordia. Il testo sottolinea anche l’importanza dell’amore all’interno della famiglia e della comunità, un invito all’unità e alla solidarietà.

Mercy Mercy Me (The Ecology)

Mercy Mercy Me (The Ecology) è una delle prime canzoni R&B a trattare esplicitamente temi ambientali. Pubblicata come secondo singolo dell’album, la traccia affronta il deterioramento dell’ambiente, parlando di inquinamento, radiazioni e la distruzione della fauna selvatica. Questo messaggio ecologico era decisamente insolito per la musica soul del periodo, ma rispecchiava la crescente consapevolezza sociale riguardo ai problemi ambientali.

Nel contesto dell’epoca infatti, la canzone fu pionieristica per aver affrontato un tema scarsamente affrontato e discusso nel 1971, soprattutto nella musica mainstream. La pubblicazione dell’album What’s Going On coincide con una crescente consapevolezza globale collettiva e sociale riguardo ai problemi ambientali, simboleggiata dalla creazione della Giornata della Terra nel 1970.

Il testo dipinge un quadro desolante della Terra, parlando di “venti velenosi” e di “animali che stanno morendo”, esprimendo la preoccupazione del cantante per l’impatto delle attività industriali e della corsa al profitto sul pianeta. Nonostante il tono cupo, la melodia è sorprendentemente accattivante, con l’uso di strumenti come flauti, bassi incalzanti e sezioni d’archi che conferiscono alla canzone un’atmosfera emotiva e riflessiva.

Marvin dovette lottare con la Motown, e in particolare con il fondatore Berry Gordy, per includere una traccia così impegnata in un album di soul commerciale. Nonostante le già menzionate polemiche con Gordy, dal punto di vista commerciale, Mercy Mercy Me (The Ecology) divenne un grande successo, raggiungendo il quarto posto nelle classifiche Billboard e vendendo oltre un milione di copie, confermandosi come una delle tracce più riconoscibili della carriera di Gaye. Il brano ha ricevuto riconoscimenti importanti, tra cui l’inserimento nella Grammy Hall of Fame, e nel corso degli anni è stato reinterpretato da numerosi artisti.

Right On

Siamo di fronte a uno dei brani più lunghi dell’album, che mixa e shakera soul, jazz e funk. Viene espresso qui un desiderio di giustizia sociale e parla di come il materialismo e l’avidità stiano corrodendo la società. Il ritmo ipnotico e le melodie fluide creano un’atmosfera meditativa, che invita a una riflessione profonda sulle tensioni sociali e la necessità di unità.

Dal punto di vista tematico, Right On affronta questioni di giustizia sociale e spiritualità, in continuità con il tema dell’album. La canzone riflette una profonda introspezione, con l’artista che esplora il significato della vita e la necessità di unità e compassione in un mondo segnato da divisioni e conflitti. Il tono della sua voce è dolce ma determinato, mentre il testo si alterna tra riflessioni personali e messaggi universali.

Questo brano rappresenta anche uno dei momenti in cui Gaye sperimenta di più a livello musicale, incorporando influenze e stili che si allontanano dalle convenzioni del soul tradizionale di Motown, dimostrando il suo desiderio di evolversi come artista e di creare qualcosa di più profondamente significativo.

L’arrangiamento comprende un’intricata sezione di percussioni, con l’uso di bongos e congas, che conferisce al brano una cadenza rilassata ma ritmica, tipica di una jam session. Il pianoforte e il basso creano una base morbida su cui si sviluppano le linee vocali, mentre gli archi aggiungono un tocco orchestrale di grande raffinatezza.

Wholy Holy

Dal carattere decisamente spirituale, Wholy Holy esplora temi di unità, amore e fede. Il brano invita le persone a unirsi, superare l’odio e la divisione attraverso la forza collettiva e la spiritualità. Il messaggio è che solo attraverso l’amore e la devozione completa si può costruire una società più giusta e armoniosa.

Il brano è anche una riflessione su Gesù e i suoi insegnamenti, che Marvin considera una guida per affrontare le sfide della vita. La canzone fa appello alla solidarietà spirituale, suggerendo che l’amore può trasformare il mondo, “scuotendone le fondamenta”, come canta Gaye.

Wholy Holy è una delle canzoni che riflette l’evoluzione di Marvin come artista impegnato socialmente, dimostrando la sua abilità di fondere questioni spirituali e politiche con il suo caratteristico stile soul​. Musicalmente, la traccia è caratterizzata da un arrangiamento semplice ma emotivamente carico, con l’uso di archi che intensifica il senso di sacralità e introspezione che permea l’intera composizione.

Inner City Blues (Make Me Wanna Holler)

Il brano di chiusura è una cruda denuncia delle difficoltà economiche e sociali nelle aree urbane degli Stati Uniti. Il cantante parla della povertà, della violenza e brutalità della polizia, del senso di impotenza che molte persone provano. Il ritmo pulsante e il basso potente conferiscono alla canzone una tensione emotiva che riflette il malcontento e il disagio. C’è tutta la frustrazione e la disperazione del cantante riguardo alle condizioni di vita nelle città americane, con un messaggio che riflette la lotta e la sofferenza dei cittadini.

Inner City Blues ha avuto un impatto significativo, lodata per la sua onestà e il suo potere emotivo. È stata nominata per un Grammy Award e contribuisce a consolidare la reputazione di Marvin Gaye come artista impegnato politicamente e socialmente. La canzone rimane un classico e viene studiata e apprezzata per il suo messaggio e la sua qualità musicale.

La performance vocale è intensa e piena di sentimento. La sua voce esprime una gamma di emozioni, dalla tristezza alla rabbia, con un tono che sembra quasi confidenziale e personale. La sua interpretazione è uno degli elementi distintivi della canzone, facendo risaltare il suo messaggio sociale.

L’arrangiamento orchestrale è caratterizzato da archi e fiati che aggiungono profondità e gravità alla canzone. La produzione presenta una sezione ritmica discreta, con un uso prominente del basso elettrico che guida la canzone. La batteria e il pianoforte sono più sottili, contribuendo a un’atmosfera complessiva di malinconia.

Marvin Gaye, What’s Going On

Durante il nostro soggiorno tra New York e Washington abbiamo visto con i nostri occhi l’eredità culturale di Marvin in una società eterogenea e assolutamente non coesa, ancora divisa su questioni di pelle, sessualità e religione, senza sostanziali passi avanti. Ricordate il Black Lives Matter? Bene, dalle Pantere Nere, da Martin Luther King, da Malcolm X a oggi, sembra che sia cambiato molto poco. E non per forza in meglio. Le sparatorie nelle scuole, la vendita di armi, il consumo di alcol e droghe, la sanità, la geopolitica: a distanza di quasi mezzo secolo, sembra che la civiltà si sia cristallizzata in un “qui e ora” dove tempo e spazio sono del tutto assenti. Anestetizzata sotto la pressione dei consumi, dell’iperinformazione, della ricerca spasmodica del successo personale, inteso come benessere economico.

Un mito per tanti

Ci sarebbe tanto piaciuto poter continuare a sentire la sua musica e i temi affrontati, ma purtroppo il 1° aprile del 1984, l’ennesima lite con il padre gli costa la vita. Ammazzato a colpi di fucile, Marvin Gaye lascia i figli e i resti di una famiglia complicata e complessa, oltre a un’intera collettività di fan e attivisti che vedevano nel cantante un punto di riferimento e una voce.

La mattina del primo di aprile del 1984 tra Marvin Gaye e suo padre si accende un nuovo litigio3. Suo padre sta urlando alla moglie Alberta, che si trova in camera del figlio, accusandola di aver perso dei documenti importanti. Marvin si inserisce e inizia un alterco tra i due, con il padre settantenne che, percosso dal figlio, tira fuori la propria pistola e spara al petto del figlio. Marvin cade, con Gaye senior che avvicinandosi lo “finisce” con un altro colpo.

L’ironia del destino ci mette sempre una mano: quella pistola, la Smith & Wesson calibro .38, la riceve in dono proprio dal figlio, a Natale.

I tentativi di rianimazione saranno completamente inutili. Un minuto dopo la una di pomeriggio, due ore dopo che il padre gli aveva sparato, viene dichiarato morto. Come mostrerà l’autopsia, il primo colpo gli aveva perforato cuore e polmoni, provocando poi la morte.

Come spesso succede, da quel momento in poi la figura di Gaye entra nella leggenda. In tanti infatti raccoglieranno le sue parole, come Nelson Mandela che nel 1990 in visita al Detroit’s Tiger Stadium, da Presidente del Sud Africa, cita questo brano di fronte alla folla, contribuendo a rendere immortale il filo che lega questo straordinario cantante ai movimenti di liberazione e giustizia avvenuti nella storia.

  1. What’s Going On at 50: Marvin Gaye’s masterpiece is still so true to life ↩︎
  2. What’s Going On e la cura di Marvin Gaye contro la paura ↩︎
  3. Marvin Gaye, ucciso da suo padre ↩︎

Potrebbero interessarti anche

Immagine ispirata all'album "Brol la suite" di Angèle

Angèle, Brol la suite

In questo viaggio andremo alla scoperta di una cantante intrigante e di un album riflessivo sulla società attuale, importante e molto piacevole all’ascolto. Mesdames et messieurs, Angèle e il suo disco del 2019, Brol la Suite!

Continua a leggere
Immagine simbolica di critica politica e sociale ispirata a "American Idiot" dei Green Day

American Idiot – I Green Day e l’Occidente

È il 2004, son passati 3 anni dall'attentato alle Torri Gemelli, Bush e l'Occidente hanno invaso l'Iraq e catturato Saddam Hussein, e i Green Day pubblicano il loro settimo album, American Idiot, tra i lavori più conosciuti a livello mondiale per la band di Berkeley, nata nel 1986.

Continua a leggere
Donna in abito bianco solleva il pugno e una bandiera italiana, guidando una folla di partigiani in rivolta

80 anni dal 1945, i Modena City Ramblers cantano Appunti Partigiani

Vent’anni dal disco che commemora la Resistenza Tra l’Europa che si riarma, Russia e USA – che intanto bombarda lo Yemen e minaccia l’Iran, ricordando la fine del 900 – che decidono le sorti dell’Ucraina, la Palestina che viene distrutta e mille e altre tragedie di cui non siamo a…

Continua a leggere