Arular di M.I.A., Sri Lanka tra identità e contrasti

Immagine ispirata all'album "Arular" di M.I.A. con elementi iconici della cultura srilankese
Un’immagine ispirata all’album “Arular” di M.I.A., che rappresenta il contesto politico e culturale dello Sri Lanka, con simboli di resistenza e diaspora

Alle origini di Arular, l’album d’esordio

In quest’episodio di Vinyl Voyager ci spostiamo in Sri Lanka, alla scoperta di si chiama Mathangi “Maya” Arulpragasam – per tutti conosciuta come M.I.A. – originaria dell’isola del Pacifico ma british all’anagrafe. Il vinile è Arular, album di debutto del 2004, che ha subito ottenuto un netto successo internazionale e ha lanciato la carriera di M.I.A soprattutto fuori dall’isola. Una terra magica, con una cultura e un’identità secolari, ma anche con contrasti irrisolti e con il fuoco di una guerra civile spento pochi anni fa, ma forse non del tutto.

Intendiamoci: i turisti – quelli da resort – non hanno la minima percezione dei disastri della guerra civile, celata sapientemente ai “turisti da Instagram”. Ma gli abitanti, i militari, i guerriglieri e le loro famiglie sono passati attraverso guerre civili, terrorismo e lutti che purtroppo sono ancora attuali, come gli attentati dell’aprile 20191.

Anche in questa puntata avremo come sempre qualcosa da bere, nello specifico una cosa che non avevamo mai visto prima. Ma andiamo con ordine e mettiamoci comodi.

Un sorso di Arrack rende tutto più dolce

Più che altrove – nonostante la globalizzazione – lo Sri Lanka è caratterizzato da etnie e religioni differenti con usanze e obblighi o divieti ben distinti. Diciamo questo perché, un po’ come in Marocco, abbiamo faticato a trovare dei locali per bere. Detto questo, anche qui ci siamo trovato posti davvero suggestivi dove abbiamo conosciuto l’Arrack, un distillato della linfa fermentata dei fiori di cocco.

Old Reserve Arrack – Arrack premium dallo Sri Lanka

Simile al rum – e da non confondere con l’Arak – questo distillato è tipico di molti paesi del sud-est asiatico, dall’isola di Giava fino al subcontinente indiano, passando appunto per lo Sri Lanka.

In questa vasta area, le palme e le noci di cocco sono sempre state – anche oggi – un elemento molto importante sotto molti aspetti:

A questi usi, le palme da cocco si prestano anche alla produzione di arrack: il prodotto più pregiato ottenuto da questi alberi è infatti la dolce linfa del fiore, che può anche essere impiegata per la produzione di vino di palma. Ma questa è un’altra storia.

Come si produce l’Arrack?

Nelle nostre escursioni sull’isola abbiamo avuto la possibilità di assistere alle operazioni di raccolta della linfa e siamo rimasti letteralmente a bocca aperta.

Toddy tapper in azione

I coltivatori, o toddy tappers, si arrampicano sul tronco – in maniera anche abbastanza pericolosa e spettacolare – ad altezze vertiginose per raccogliere la linfa, necessaria per la crescita dei fiori. Appoggiati su scale di bambù altissime, o in piedi su una fragile corda legata agli alberi di cocco i toddy tappers raccolgono fino a 100 ml di linfa al giorno, contenuta in specifici contenitori di vetro o plastica. Il liquido bianco che si raccoglie inizialmente tende a essere molto dolce e analcolico.

A questo punto, il liquido zuccherino lievita e fermenta naturalmente in una bevanda leggermente alcolica chiamata toddy. Il toddy viene poi versato in grandi tini di legno – impressionanti per grandezza – per continuare la fermentazione fino a raggiungere il 5-7% di alcol, pronto per la distillazione. La distillazione dell’Arrack avviene in due fasi, producendo un distillato finale con un contenuto alcolico tra il 33% e il 50%. L’intero processo di distillazione viene completato entro 24 ore: impensabile se comparato con le metodologie di produzione di grappe o whiskey.

Permetteteci un consiglio

A metà tra il rum e il whiskey – ma distante da entrambi, così ci è sembrato – tra i principali e rinomati brand, consigliamo senza alcun dubbio l’Old Reserve, uno dei marchi più prestigiosi in termini di qualità e storia. Una sorta di “istituzione”.

Morbido, profumato e amabilmente “pieno” nel retrogusto, una bottiglia di Old Reserve rappresenta un vero e proprio elemento di orgoglio nazionale. Addentrandoci per le strade di Colombo abbiamo infatti scoperto come lo Sri Lanka sia il più grande produttore di Arrack e di quanto il governo, fino al 1992, abbia svolto un ruolo significativo nella sua produzione e distribuzione. Dopo averlo assaggiato, ne comprendiamo la ragione. E ora, con questo delizioso gusto che ci riempie la bocca e il palato siamo pronti per partire!

Alle origini della musica di M.I.A.: Sri Lanka.

Abbiamo detto che M.I.A. è nata a Londra, ma moltissima della sua produzione trae ispirazione da questa terra. Teatro di numerose leggende e racconti mitologici, lo Sri Lanka è una meravigliosa isola di fronte alla costa meridionale dell’India. L’origine, la posizione, la forma: tutto riguardo allo Sri Lanka è associabile a un mito o a testi sacri.

Così come il nome, che riprende la parola sanscrita laṃkā e che significa Isola risplendente. Mai nome fu dato in maniera più azzeccata: la vegetazione, i colori, il cibo, il mare e le spiagge, il Picco di Adamo (Sri Pada), la cultura e la storia, le persone. Se non basta una vita per vedere tutto il mondo è certamente per il tempo che un viaggiatore – senza problemi di sorta – trascorrerebbe amabilmente qui.

Abbiamo avuto la fortuna di scoprire questo posto prima dell’ondata di travel blogger attuali – che a seconda del grado di hipsteria saprebbero consigliare qualsiasi cosa purché unica – e siamo rimasti affascinati dalla natura di questo posto. Lo Sri Lanka è oggi meta d’obbligo per tutti coloro che inseguono la mondanità – un must borghese, come la Sardegna degli anni 80, o Sharm el Sheikh dei primi anni 2000. Ma c’è molto altro su quest’isola, che affonda le radici nella storia e nella cultura, nella ritualità e nella convivenza di religioni e culture differenti.

La fine dell’epoca coloniale e le due anime dell’isola

Terra di commercio conosciuta già ai romani e ai greci, in epoca moderna l’isola divenne colonia prima dei portoghesi, poi degli olandesi e successivamente dei britannici, che la controllarono direttamente fino al 1948, con il nome di Ceylon. A partire da quell’anno, l’isola diventa indipendente ma rimane all’interno del Commonwealth.

Come quasi tutto il Sud del Mondo, una volta scoperte dagli europei queste terre sono diventate colonie del Vecchio Continente e, come quasi in tutto il Sud del Mondo, durante il Novecento i tentativi di interruzione di questo rapporto sono stati – per usare un eufemismo – “sofferti”.

Tra un Dominion e un Commonwealth, movimenti di protesta e moti di guerriglia, l’isola cambia nome nel 1972 con il nuovo nome di Repubblica Socialista Indipendente dello Sri Lanka. E qui le cose si complicano. Non che prima fosse tutto rosa e fiori… Ma una delle peculiarità di fondo di quest’isola, con la progressiva maturazione dell’identità nazionale a scapito di quella coloniale, entra adesso in una fase critica che porta a una guerra civile. Parliamo delle due principali etnie dell’isola, i singalesi e i tamil.

La lotta intestina tra singalesi e tamil e…

Questa immagine, più di tutte le altre, è venuta a rappresentare gli eventi traumatici del Luglio Nero del 1983 per i Tamil dello Sri Lanka. ©Tamil Guardian.

Lo Sri Lanka è essenzialmente composto da due etnie, due anime contrapposte: quella cingalese e quella tamil. Da sempre, queste due etnie coesistono sull’isola in modi turbolenti. Non ci prenderemo qui lo spazio per raccontare tutte le pieghe che hanno preso queste controversie, ma ne useremo alcune per descrivere il contesto sociopolitico che rappresenta il background di M.I.A e di Arular.

Dopo l’indipendenza nel 1948, la maggioranza cingalese implementò politiche che svantaggiavano i Tamil, come l’adozione del cingalese come unica lingua ufficiale e la limitazione dell’accesso all’istruzione e al lavoro per i Tamil.

Queste politiche crearono un senso di alienazione e ingiustizia tra i Tamil, portandoli a chiedere maggiori diritti e autonomia. La mancanza di risposta da parte del governo e l’aumento delle violenze interetniche alimentarono il desiderio di uno stato indipendente, culminando nella formazione delle Tigri Tamil (LTTE) e l’inizio della guerra civile.

…la guerra civile

Le Tigri Tamil, formalmente note come Liberation Tigers of Tamil Eelam (LTTE), sono state un’organizzazione militante separatista attiva nello Sri Lanka. Fondata nel 1976 da Velupillai Prabhakaran, l’LTTE ha lottato per la creazione di uno stato indipendente per i Tamil nel nord e nell’est dell’isola, denominato Tamil Eelam. Dal lato opposto invece, come detto, lo stato Cingalese, ufficialmente riconosciuto e sostenuto.

Volendo riassumere al massimo, i motivi essenziali che portano al conflitto possono essere riassunti essenzialmente in:

Lo Sri Lanka oggi

La facciamo breve, ma chi fosse interessato può trovare una vasta letteratura sulla guerra civile in Sri Lanka. Nel maggio 2009, l’esercito cingalese sconfigge l’LTTE, uccidendo il leader Prabhakaran e ponendo fine al conflitto. Dopo 25 anni, la guerra lascia il paese profondamente diviso e devastato, con numerose accuse di violazioni dei diritti umani da entrambe le parti.

Si stima che il conflitto abbia causato la morte di circa 80.000-100.000 persone2. Milioni di tamil, nel corso della guerra, hanno cercato rifugio all’estero. Un ulteriore conseguenza della guerra è infatti la diaspora tamil, particolarmente numerosa in paesi come Canada, Regno Unito e Australia, che continua a influenzare la politica e la percezione internazionale dello Sri Lanka. Numerose sono infatti le comunità tamil al di fuori dell’isola, con una nutrita percentuale di rifugiati politici, clandestini e richiedenti asilo.

Tanto i cingalesi quanto i tamil sono stati infatti accusati di gravi violazioni dei diritti umani, inclusi massacri, sparizioni forzate, e uso di bambini soldato. Organizzazioni internazionali hanno richiesto indagini e giustizia per le vittime. Dopo la guerra, il governo ha avviato programmi di ricostruzione nelle aree devastate, nonostante la reciproca resistenza tra le due etnie ad aprire un cammino comune.

La riconciliazione tra le comunità cingalese e tamil rimane oggi una chimera, con i secondi a continuo rischio di emarginazione e discriminazione. La comunità internazionale ha esercitato negli ultimi anni una seria pressione sul governo srilankese per affrontare le violazioni dei diritti umani e promuovere la riconciliazione, ma il risultato finale è ancora lontano dal suo raggiungimento.

Il debutto di M.I.A.

Dalla lontana Gran Bretagna, M.I.A. – acronimo di Missing in Acton – decide di inserire tutti questi temi in Arular. E l’impatto sulla comunità tamil estera è devastante. La storia di questa artista è particolare e ci ha subito affascinato per la sua complessità.

Tra background familiare e culturale, tra formazione musicale e politica, la figura di M.I.A. è per molti aspetti controversa. I suoi testi crudi e diretti, sono una denuncia del passato e di ciò che tutt’oggi succede ancora in Sri Lanka. Ma non solo. Nei suoi J’accuse ci sono anche l’occidente, la società consumista, il maschilismo, questioni che l’artista ben conosce, grazie alle esperienze tra il Regno Unito, lo Sri Lanka e l’India. Un mix esplosivo racchiuso in una figura energica e una musica aggressiva e decisamente ritmata.

Per la verità, quando M.I.A. pubblica Arular nel 2005 è già conosciuta nell’underground britannico e statunitense. Con Piracy Funds Terrorism Volume 1, un mixtape mai pubblicato ma distribuito durante le sue performance, inizia infatti a farsi conoscere nell’ambiente, stupendo critica e riviste, come Pitchfork – una rivista musicale fondata nel 1996 – che inserisce l’album al numero 103 nella sua lista di fine decennio dei 200 migliori album degli anni 20003.

Il mixtape Piracy Funds Terrorism Volume 1 è un successo che M.I.A. ripete con Arular, il primo vero suo disco che contiene tracce di Piracy Funds Terrorism Volume 1. L’attesa per il suo lavoro cresce quindi col crescere delle esibizioni e del gossip attorno, e trova finalmente sfogo il 22 marzo 2005.

Arular e il successo internazionale

Il termine Arular ha un significato personale e familiare per Maya. Arular è infatti il nome di suo padre, Arul Pragasam, attivista politico tamil e appartenente alle Tigri. Il nome stesso deriva dalla parola tamil “Arul”, che significa benedizione o grazia divina. Il titolo dell’album è quindi un modo per onorare suo padre e le sue radici familiari tamil, oltre che un tributo alla sua eredità politica e culturale. Arular, riflette le esperienze di M.I.A. come figlia di un attivista tamil e le sue osservazioni sulla vita dei migranti.

L’album ha l’effetto di un pugno ben assestato, come piace a noi. Provare per credere. È un’opera innovativa che mescola influenze musicali globali con testi politicamente carichi e ritmi elettronici di spessore. Incorpora elementi di musica elettronica, hip-hop, dancehall, world music e influenze asiatiche. In Arular, M.I.A. utilizza campionamenti e suoni provenienti da diverse tradizioni musicali globali per creare un sound unico e innovativo.

Pubblicato dalle etichette XL Recordings e Interscope Records, l’album è stato registrato in vari studi tra Londra, New York e Los Angeles. XL Recordings è anche la casa discografica che ha già conosciuto durante il primo lavoro, Piracy Funds Terrorism Volume 1.

Dal primo mixtape, M.I.A. prende alcuni brani e il risultato è sensazionale. Musicalmente, Arular incorpora stili che spaziano dall’hip hop e dall’electroclash alla dancehall, al baile funk e al punk. Questo mix sapiente non è passato inosservato, anzi è stato elogiato dalla critica per la sua fusione di stili e l’integrazione di testi politici in melodie dance.

Dopo alcuni ritardi sul lancio, inizialmente previsto per il 2004, nel marzo del 2005 finalmente esce Arular che trova immediatamente il favore della critica e il successo in classifica. Chi scrive l’ha conosciuta per caso, con un torrent sbagliato. Benedetto torrent.

Arular è una bomba dance ed esotica che parla di temi politici e geopolitici, sociali, di ribellione. Semplicemente una musica mai sentita e dirompente. Che ha trovato anche qualche polemica, dato l’apparente inneggiare alla rivolta delle Tigri. Cosa mai affermata da M.I.A., neppure nei testi. Attraverso una lettura più profonda e consapevole, sia dell’inglese, sia del contesto sociale dello Sri Lanka, sembra che la critica sia bidirezionale, Tigri e dittature incluse. È invece un fatto che l’album riflette le esperienze di M.I.A. come figlia di un attivista tamil – presunto – e le sue osservazioni sulla vita dei migranti.

Anche in questo sta la grandezza di questo album. Tracce come Pull Up the People, Galang, Sunshowers e Bucky Done Gun sono un simbolo di quest’artista che a poco a poco è stata presa come riferimento nella sua produzione musicale da gente come Nelly Furtado.

Le tracce di Arular

Per chi non l’avesse ancora ascoltato, qui sotto trovate il link della nostra playlist dedicata ad Arular e a M.I.A. Ora immergiamoci nel disco.

Il brano di apertura è Banana Skit, una breve intro con voci sovrapposte che anticipa Pull Up the People, uno dei capolavori dell’artista. Sempre chi scrive, vi confessa il suo totale coinvolgimento durante l’ascolto di Pull Up the People, una canzone che è un inno alla resistenza e all’identità culturale. Combina elementi di dancehall e hip-hop con un beat incisivo. Il testo affronta temi di ribellione e incoraggia la solidarietà tra le persone emarginate.

Subito dopo è il momento di Bucky Done Gun, altro singolo di successo e caratterizzato da un ritmo frenetico e campionamenti di percussioni militari. La canzone parla di potere e lotta, con un’energia contagiosa, e con un pizzico di funk carioca. Senza soluzione di continuità con rabbia e lotta è il momento di Fire Fire, un brano che riflette sul conflitto e sull’attivismo. Il testo parla di resistenza contro l’oppressione politica, mentre la musica mescola elettronica e dancehall, creando un’atmosfera tesa e potente. Una vera chicca.

Dopo questo increscendo è il turno di Freedom Skit. Una pausa, almeno di ritmo ed energia, ma non di temi. Si tratta di un intermezzo che interrompe il flusso dell’album per riflettere su temi di libertà e oppressione. Utilizza voci campionate e un sottofondo minimalista per creare un momento di pausa e contemplazione.

La “seconda parte” dell’album si apre con Amazon, ovvero l’esplorazione sonora della globalizzazione e delle dinamiche di potere globale. I testi trattano delle disuguaglianze economiche e sociali, mentre la musica combina suoni elettronici con influenze tropicali e tribali. Le tracce che seguono, Bingo e Hombre, mixano ritmi elettronici ed esotici, esplorando i concetti di fortuna, destino, migranti, attrazione e potere.

Dopo l’intermezzo che apre la terza parte – One for the Head Skit – si torna a pura energia: 10 Dollar, Sunshowers, Galang, in un crescendo che lascia davvero senza fiato. 10 Dollar combina elementi di elettronica e grime, con un beat pulsante e incisivo. Si tratta di uno dei singoli di successo dell’album, con un ritmo irresistibile e testi che affrontano la povertà e l’avidità. Siamo al turno di Sunshowers, una delle hit di Arular che mescola dancehall, elettronica e influenze sudasiatiche. Resilienza e bellezza, prima di chiudere con Galand. Il singolo che ha catapultato M.I.A. alla ribalta internazionale, caratterizzato da un beat contagioso e testi che esplorano l’identità e la cultura. La canzone combina elementi di elettronica, dancehall e grime, creando un sound unico e avvincente.

Considerazioni nostre su Arular

Avrete capito che siamo innamorati di questo lavoro. Un’opera sincera, aggressiva e genuina. Un torrente di parole che covano una storia personale tosta, sempre in fuga e a rischio tra la vita e la morte. M.I.A. e Arular sono tutto questo, con l’utilizzo di suoni mixati nuovamente originali in un periodo di transizione della musica.

Energia, rabbia, orgoglio, guerra, resistenza, potere, globalizzazione: in Arular si fa il pieno di consapevolezza della società attuale. Una società formata da individui sempre più isolati e fragili. Una società in cui crescono i paradossi dell’informazione, delle guerre, della propaganda, del consumismo.

Aggiungiamo una considerazione più che personale. Seppur differenti per molti aspetti, la denuncia dall’estero di M.I.A. ci rimanda alle canzoni di protesta degli Inti Illimani. Come detto, le differenze sono tantissime, non prendeteci per pazzi: generi musicali, epoche, contesti sociopolitici. In alcuni brani però la rabbia, la nostalgia e l’invito alla resistenza partono da sentimenti e sensazioni molto simili e – secondo noi – ben riconoscibili.

Un altro aspetto che lega M.I.A. agli Inti-Illimani è la critica ricevuta, soprattutto da chi è rimasto nel paese d’origine, magari pure a combattere. Il classico “è facile parlare quando non si rischia del proprio”. Vero, in parte. Perchè tanto per gli Inti Illimani, tanto per M.I.A., una volta messa alle spalle la tragedia si potrebbe costruire ben altra carriera musicale. Ma loro hanno scelto la denuncia e la ribellione.

  1. Sri Lanka attacks: Easter Sunday bombings marked one year on ↩︎
  2. Sri Lanka, 15 anni fa la fine della guerra civile ↩︎
  3. I migliori album degli anni 2000, Pitchfork ↩︎

Potrebbero interessarti anche

What’s Going On – Immagine che rappresenta l’iconico album di Marvin Gaye, simbolo della protesta contro la guerra e della ricerca di pace

Marvin Gaye e la guerra in Vietnam: What’s Going On?

21 maggio 1971, la Tamla Records pubblica uno degli album più iconici, profondi e senza tempo. L'autore è Marvin Gaye, l'album si chiama What's Going On e a più di 50 anni di distanza si conferma drammaticamente attuale.

Continua a leggere
Copertina surreale ispirata a "Mondo di Cromo" di Spinetta, con temi di alienazione sociale, tecnologia e natura.

Il Mondo di Cromo di Luis Alberto Spinetta

Il sogno di una comune nel sud dell'Argentina, un movimento studentesco pronto a cambiare la società, come in tante altre parti del mondo. E come altrove, anche in Argentina arriva la guerra civile. Meno male che c'è la musica, meno male che c'è Spinetta.

Continua a leggere
Pugno alzato con bandiera cilena ispirato a "Viva Chile!" degli Inti-Illimani, simbolo di lotta e resistenza

Viva Chile! Il paese dei Terremoti

La dittatura è una cosa seria e in Cile lo sanno bene. Il Cile è un paese meraviglioso, unico nel mondo. Una linea lunga migliaia di chilometri, stretta tra mare sconfinato e montagne altissime. Più qualche isola persa nell’oceano. Un paese meraviglioso che ha conosciuto l’orrore del tradimento, della guerra…

Continua a leggere