Viva Chile! Il paese dei Terremoti

La dittatura è una cosa seria e in Cile lo sanno bene. Il Cile è un paese meraviglioso, unico nel mondo. Una linea lunga migliaia di chilometri, stretta tra mare sconfinato e montagne altissime. Più qualche isola persa nell’oceano. Un paese meraviglioso che ha conosciuto l’orrore del tradimento, della guerra civile, dei desaparecidos e degli esuli. Come gli Inti Illimani, che hanno incastonato nella memoria mondiale questo momento con Viva Chile!

In questo viaggio siamo andati, a 50 anni circa di distanza dal colpo di stato di Pinochet, a Santiago del Cile, Valparaíso e Viña del Mar. Alla ricerca di tracce della dittatura e della musica iconica, nostalgica, allegra e orgogliosa degli Inti Illimani.

Un drink tipico del Cile? Il Terremoto!

Questa lunga lingua sull’oceano è piazzata sulla Cintura di Fuoco, un’area sismica che in più occasioni si è rivelata mortale. E l’uomo cileno, che può perdere tutto tranne la fierezza e l’ironia, ha deciso di chiamare una delle bevande più diffuse tra i giovani (e non!), proprio con questo nome: terremoto.

Noi di Vinyl Voyager, prima di entrare nel mondo della musica, amiamo sempre bere qualcosa di tipico durante il racconto: ci aiuta a penetrare meglio tra le sensazioni delle vie, i ricordi delle serate, gli hangover in ostello il giorno dopo, etc. A questo link potete trovare il nostro menu, se interessati!

Dicevamo, in Cile è d’obbligo provare, almeno una volta, il Terremoto. Ma di cosa si tratta?

Cos’è e come si prepara un buon Terremoto?

Questo drink deve il suo nome al tragico terremoto del 1985, di magnitudo 7.8, con epicentro a Valparaíso, che causò 177 morti, oltre a migliaia di feriti e milioni di danni. Proprio come un terremoto, la scossa è forte e improvvisa ma dopo, la sensazione è decisamente migliore.

Per preparare un buon Terremoto servono i seguenti ingredienti, ma prima è bene precisare una cosa: a seconda del locale, specialmente di Santiago, è possibile trovare versioni differenti e uniche, quasi un marchio del bar.

Cocktail Terremoto cileno in bicchiere tradizionale

A questi tre, a seconda del locale è possibile trovare varianti e aggiunte di altri ingredienti. Durante il nostro soggiorno a Santiago, abbiamo provato il Terremoto con l’aggiunta di Fernet, alla Piojera e di Rum, al Las Tejas;

La “media”, da 400 ml, è appunto il Terremoto, mentre una brocca grande è popolarmente nota come cataclisma. Esiste poi la versione con vino rosso, nota come terremoto africano o africano. Prepararlo è semplice e non richiede chissà quale astuzia, solo dosare con cura le parti.

La sensazione è dolce e molto poco alcolica ma, al di là della quantità di alcol, vi sentirete immediatamente leggeri e vi renderete di esser ubriachi solo molto tardi.

Nueva Canción Chilena e Pinochet

L’onda musicale-sociale cilena

Per descrivere al meglio gli Inti Illimani non si può non cominciare dal contesto storico e politico del Cile del trentennio 1960-1990. Come in altre parti del Sud America e del resto del mondo, gli anni 50′ e 60′ rappresentano un periodo di risveglio culturale dopo le tragedie della seconda guerra mondiale. Le radio, le tv, le automobili, le lavatrici: improvvisamente e dovunque, anche se con nette differenze di ricchezza, si impone la società dei consumi. Una Belle Époque 2.0, ma con una nuova “classe sociale”, un elemento unico e di rottura nella storia: i giovani.

Certo, il Movimento Operaio e le destre nostalgiche, e i valori della cristianità (vabbè…), i reduci di guerra (ci mancherebbe), ma il movimento giovanile?! Un evento mai visto prima. Dovunque i giovani si impongono sulla scena, grazie alle università e all’accesso generalizzato all’istruzione e all’educazione. In Cile, nasce il Movimento musicale-sociale cileno, politicizzato e vicino a valori tradizionali, democristiani e socialisti propri dei governi di Eduardo Frei Montalva prima, e Salvador Allende e dell’Unidad Popular dopo.

Tra i tanti esponenti di questo movimento è obbligatorio ricordare artisti internazionali come Victor Jara, Isabel Parra, Tito Fernández, i Quilapayún, oltre agli Inti Illimani, protagonisti di questo viaggio e forse i più famosi a livello mondiale, e tanti altri.

Il Progetto Fubelt e la fine della democrazia

Il quadro politico, economico e sociale cileno dopo il 1973 cambia drasticamente. Il presidente Allende e la sua via cilena del socialismo sono presenze scomode per gli Stati Uniti, attenti a impedire una diffusione incontrollata di socialismo e comunismo, come successo qualche anno prima a Cuba.

Precisiamo: non è che a est facciano le belle statuine. L’URSS e i suoi apparati di spionaggio (KGB in primis) attuano la stessa politica degli States, per raggiungere lo stesso obiettivo: estendere la propria area d’influenza il più possibile, anche in Sud America ed Europa. C’è in gioco l’egemonia mondiale.

Nel caso cileno, Nixon e la CIA attuano una strategia segreta, denominata Fubelt, divisa in due parti e da attuare in due momenti separati.

La storia dimostra che siano stati necessari entrambi. Alle elezioni del 1970, il socialismo di Allende vince sugli oppositori e i tempi per il Track 2 sono a quel punto maturi. Nel mese successivo alle elezioni, Henry Kissinger, Richard Nixon, Richard Helms, le agenzie segrete tra cui la CIA, pianificano la fase due del progetto Fubelt; creare le condizioni socio-politico-economiche per preparare un golpe militare.

Nei tre anni successivi la popolazione cilena viene messa a dura prova da crisi economiche, inflazione, scioperi, crolli delle esportazioni, manifestazioni di piazza. Dopo un primo golpe fallito nell’agosto 73, con la disapprovazione della CIA, l’11 settembre le forze armate cilene guidate dal generale Augusto Pinochet – questa volta con la benedizione statunitense e il sostegno degli oppositori di Allende – assediano il Palacio de la Moneda, con il Presidente Allende e le truppe rimaste fedeli dentro. Nel corso del bombardamento, sia da terra con i carri armati, sia dall’alto con i caccia, Salvador Allende perde la vita.

È la fine della democrazia e l’inizio della dittatura del generale Pinochet, con gli Stati Uniti a monitorare da lontano. In casi come questo, il destino sa essere oltre modo beffardo: dopo l’attentato fallito del mese precedente, lo stesso Allende aveva nominato Pinochet come nuovo capo dell’esercito.

Esuli, oppositori, desaparecidos o sostenitori?

Ci vuole qualche sorso ben fatto di Terremoto prima di proseguire. Ora va meglio.

Il Cile è a quel punto lacerato nel profondo e con poche possibilità di scelta. Il numero dei desaparecidos nelle Ande cresce mese dopo mese, con il regime che non fa sconti a nessuno: politici, artisti, cittadini, contadini, insegnanti. Tutti, nessuno escluso. Alla fine della dittatura, le persone scomparse o le vittime del regime saranno oltre 3000.

Durante il regime di Pinochet furono in funzione in tutto il Cile centinaia di centri di detenzione dove le persone arrestate venivano torturate. Molte delle quali non sono più state riviste.

Questo è l’elenco dei centri di detenzione più noti:

Tra gli artisti, sono in tanti a lasciare il paese, tra cui proprio gli Inti Illimani che trovano una porto sicuro in Europa, e in Italia in particolar modo. Da quel momento in poi lo sguardo di questa band sarà sempre rivolto verso quella lingua di mondo, facendosi microfono della disastrosa situazione in cui si troverà il Cile fino al 1990.

Il Cile in Italia: Viva Chile!

A poche settimane dal golpe gli Inti Illimani arrivano in Italia, intenzionati a proseguire la propria musica ma con una nuova missione: far conoscere all’Italia e all’Europa il dramma cileno. E il primo album non può che chiamarsi Viva Chile!.

Registrato in Italia, in Viva Chile! sono presenti alcune delle tracce più conosciute del repertorio del gruppo cileno: un canto emozionato come ne La Fiesta de San Benito, di lacrime e orgoglio, di lotta e speranza come Venceremos, diventato un inno di resistenza alla dittatura, di tradizione come Ramís.

Difficile trovare un disco così intenso di significati: dal senso di appartenenza per la propria nazione vissuto dall’estero all’impossibilità di agire se non attraverso l’arte; dall’orrore per il regime alla resistenza come sentimento di necessità; dalla musica tradizionale alla poesia.

Come in altri contesti, durante gli anni 70 è comune che le canzoni siano scritte, cantate e reinterpretate da artisti diversi. Nel caso di Viva Chile! alcuni brani sono scritti da altri mostri sacri della musica cilena, Parra, Varga, Salinas, tutti esponenti della Nueva Canción Chilena.

Oltre ai testi e all’impegno politico, il filo conduttore dell’intero album è la musica, un’atmosfera tipica delle zone andine. Siku, flauti andini, flauti di Pan, chitarre, maracas, bombo legüero… ci si sente immediatamente proiettati sui tornanti delle Andre, magari con qualche allevamento e hacienda che si vedono sotto, ai piedi delle salite e quasi invisibili. Una sensazione unica e immediata.

Come altri gruppi o cantanti dotati di un’aura magica, gli Inti Illimani hanno la capacità di far immergere immediatamente l’ascoltatore in un mondo lontano e vicino, passato e attuale al tempo stesso. Tradizione e folklore. Politica e cultura. Impegno e resistenza. Dittatura e popolo. Non sono in tanti a poter vantare simili doti artistiche, al di lòà dei gusti. La maggior parte degli autori ce la fanno con qualche canzone, qualche album; pochi però riescono a catturare l’ascolto, la mente, il ragionamento in un modo così totale in album diversi.

Le tracce di Viva Chile!

L’album Viva Chile!, dicevamo, rappresenta un mix artistico unico, tra protesta politica e paesaggi mozzafiato, sogno e realtà, nostalgia e speranza, rabbia e coraggio. Memorabili sono Fiesta de San Benito, Venceremos, Alturas e Canción del poder popular, ma l’album nasconde una gemma in ogni traccia.

L’eco internazionale, la fine del regime in Cile e l’eredità culturale

Il successo di Viva Chile! in Italia e in altri stati come Francia e Inghilterra arriva quasi subito. Attenzione: non ci riferiamo alle vendite totali e alle posizioni di classifica ma all’eco sull’opinione politica. Grazie a loro, la dittatura di Pinochet ha iniziato a essere seguita maggiormente dalla politica nazionale e internazionale, sui giornali, e nei discorsi al bar tra le persone. Oltre il calcio, naturalmente. Senza internet, la musica è sempre stata uno dei veicoli per comunicare la politica e il senso di appartenenza.

Non appena il gruppo inizia a essere conosciuto e apprezzato iniziano ad arrivare le prime critiche. È successo anche a Neruda e ad altri espatriati, colpevoli di aver abbandonato il paese e di fare una facile denuncia da lontano.

Noi non entriamo nel merito della vicenda. Soprattutto perché non sappiamo cosa vuol dire scappare dal proprio paese che ci minaccia di farci sparire tra le montagne. Non sappiamo come ci si deve sentire a venire incarcerati senza un perché. Né sappiamo cosa vuol dire vedere i propri cari fare quella sorte da un giorno all’altro. E non sappiamo nemmeno significa riuscire ad arrivare in un altro paese sani e salvi e ricevere soltanto notizie sconsolanti rispetto alla propria terra. Per cui non ci esprimiamo.

Fatto sta che le critiche, così come gli apprezzamenti, hanno continuato a far crescere la nomea degli Inti Illimani e la curiosità attorno. Da subito, e fino almeno alla fine degli anni 80, gli Inti Illimani sono stati l’icona di un popolo sofferente che solo nel 1988 – grazie al progressivo sgretolarsi del consenso interno, allo sdegno internazionale, all’ormai prossima dissoluzione dell’Unione Sovietica, e alla crescente insofferenza del paese – ha ritrovato la strada verso la democrazia.

Sulla base di pressioni internazionali, dopo 15 anni di dittatura Pinochet acconsente a indire un plebiscito nazionale sulla sua presidenza: il risultato è epocale. Il popolo ha finalmente la possibilità di esprimere il proprio parere e lo fa sancendo la fine di una delle dittature più sanguinose e traditrici della propria patria, colpevole di crimini e abusi contro l’umanità. Se ciò fu possibile, una parte di questo successo, la si deve anche a Viva Chile! e alla propaganda che gli Inti Illimani hanno sempre fatto.

Questo viaggio termina qui, rimanete sintonizzati sul nostro e sulle nostre playlist per scoprire i nostri prossimi viaggi e vinili.

Pugno alzato con bandiera cilena ispirato a "Viva Chile!" degli Inti-Illimani, simbolo di lotta e resistenza
Un’immagine simbolica che rappresenta la resistenza e la lotta popolare, ispirata all’album “Viva Chile!” degli Inti-Illimani

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